Conviene avere i Soldi sul Conto Corrente o investire in Titoli di Stato?
In questi giorni si sta parlando molto di patrimoniale e prelievo forzoso sui conti degli Italiani e le domande dei nostri lettori sono davvero molte.
Cosa conviene fare nel breve e nel lungo periodo? Dove è meglio tenere i propri soldi? In tanti, a torto o a ragione lo scopriremo tra poco, considerano i Titoli di Stato italiani un “ricovero” sicuro per il proprio denaro e potrebbero accogliere l’invito che molti fanno online ad investire.
Ma è davvero la scelta giusta? Proviamo a scoprirlo insieme.
Il conto corrente può essere veramente “aggredito”?
Per ora sono solo voci o suggestioni, tutti i politici si affannano a smentire questa soluzione perché risulterebbe estremamente impopolare.
Si sa, avere i soldi sul conto non porta rendimenti, anzi, fa perdere nel lungo periodo perché il denaro depositato sui conti viene “eroso” dall’inflazione.
In più, le banche stanno aumentando commissioni e costi a danno del consumatore finale e questo contribuisce a disincentivare il mantenimento della pura liquidità.
Come specificato in più occasioni, se dovessero davvero prelevare soldi in maniera straordinaria lo farebbero con ogni probabilità proprio partendo dal denaro liquido che è quello più facile da aggredire.
Ovviamente bisogna comprendere le dimensioni del prelievo ed i rischi reali di vedere intaccata la propria ricchezza e comparare tutto questo con le alternative.
Investire in Titoli di Stato è un’alternativa?
Gli Italiani amano i Titoli di Stato e molti ritengono che siano un “parcheggio sicuro” in caso di prelievo forzoso.
Ora, come è noto, gli investimenti sono tassati come rendite finanziarie (12,5% nel caso dei titoli di stato) e bisogna capire se questa alternativa può essere sensata.
Per prima cosa, va detto che i Titoli di Stato hanno pur sempre il “rischio Paese”: se l’Italia dovesse non pagare il debito pubblico almeno in parte, l’investitore sarebbe esposto a questo rischio.
Sul quanto, poi, sia probabile è un altro discorso e si rinvia la trattazione alla guida sui BTP generale.
Non va, inoltre, sottovalutato il problema del rendimento. L’inflazione nei prossimi anni potrebbe salire ed essere superiore allo 0,7% medio degli ultimi anni e, nel momento in cui scriviamo, il rendimento dei BTP decennali sfiora il 2%.
Ciò vuol dire che il rendimento netto che ci si potrebbe portare a casa è di circa l’1% netto o potrebbe essere addirittura negativo se l’inflazione salisse.
Sicuramente è evidente che, se cerchiamo il rendimento, questo è il palazzo sbagliato.
Se, invece, andiamo alla ricerca di un luogo “sicuro” dove depositare la liquidità va quanto meno fatta una diversificazione tra più Paesi europei, così da non concentrare tutto il nostro portafoglio sull’Italia.
Considerando che la domanda nasce sulla base di una voce che si è diffusa online, al momento, il condizionale è d’obbligo.
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