Zero Disoccupati = Crisi… Ma come?!
“Nairu” è un termine giapponese che indica la condizione esistenziale dell’uomo che ha trovato la sua missione di vita e possiede pieno controllo delle sue emozioni. Un uomo che ha trovato il suo Nairu è un uomo che non viene scalfito da nulla ed è pervaso da una felicità incondizionata.
Ci sei cascato. “Nairu” non è un termine giapponese e non significa nulla di tutto ciò: sta per Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment. Anzi è un termine italianissimo, poiché è stato formalizzato dall’economista premio Nobel Franco Modigliani, con l’ausilio del greco Lucas Papademos.
Malgrado non sia così romantico e spirituale, il Nairu è un concetto molto importante di cui ci interessa parlare proprio oggi. Perché proprio oggi? Perché potresti aver sentito parlare della crisi del lavoro negli Stati Uniti.
Normalmente “crisi del lavoro” fa pensare che il tasso di disoccupazione sia troppo alto, mentre in realtà il problema in questo caso è che il tasso di disoccupazione è troppo BASSO.
Come sempre prendiamo gli Stati Uniti come riferimento per due motivi: normalmente ciò che accade da loro influenza ciò che accade nel resto del mondo e normalmente ciò che accade da loro, qualche tempo dopo, accade nel resto del mondo. In più la maggior parte delle persone nel gruppo possiede direttamente o indirettamente azioni statunitensi o altri beni denominati in dollari, per cui drizzate le orecchie.
Nel caso in cui non ne avessi sentito parlare…
Ecco cosa devi sapere:
- Non ci sono mai stati così tanti posti di lavoro vacanti come in questo momento;
- McDonald’s ha iniziato a pagare le persone 50$ solo per presentarsi a fare un colloquio;
- Persino gli “schiavisti” delle società di delivery hanno iniziato a offrire un bonus di 500$ a chi inizia la propria attività da rider;
- La catena di fast food Chipotle ha avviato un programma “Presenta un amico” che offre 200$ ai dipendenti in grado di trovare amici disposti a lavorare per loro e ha alzato la paga di un Restaurant Manager (responsabile di un punto vendita) a 100.000$ annui;
Potrei allietarti con altri punti di questo elenco curiosi e interessanti, ma non siamo qui per parlare del fatto che esiste una crisi del lavoro: c’è e basta. Più che altro trovo interessante parlare di cosa implica tutto questo nel quadro generale dell’economia.
La relazione tra occupazione e inflazione è piuttosto semplice:
- Più occupazione implica più inflazione, perché le aziende devono pagare stipendi più alti per accaparrarsi i migliori lavoratori sul mercato; i lavoratori spendono denaro, la spesa aumenta la domanda di beni, la domanda di beni spinge i prezzi in alto, i prezzi alti spingono le aziende a produrre di più e di conseguenza ad assumere più dipendenti e così via;
- Meno occupazione implica meno inflazione, perché le aziende possono pagare di meno per le assunzioni, i lavoratori spendono di meno perché guadagnano di meno, la minore domanda spinge i prezzi a ribasso, i prezzi bassi spingono le aziende a produrre di meno e quindi a fare meno assunzioni, il che aumenta la disoccupazione ecc.
Il Nairu
Da qualche parte in mezzo a queste due possibili condizioni c’è una specie di zona demilitarizzata chiamata Nairu. Se il tasso di disoccupazione rimane al Nairu, anche chiamato “tasso naturale di disoccupazione”, il mercato del lavoro non impatta sull’inflazione.
La caratteristica interessante del Nairu è che non è un tasso preciso e costante, come “4%”. Si sposta nel corso del tempo a seconda delle altre variabili dell’economia, cosa che lo rende…un po’ fetente.
Per questo ci troviamo nell’assurda situazione in cui il tasso di disoccupazione americano è molto più alto rispetto a dicembre 2019 e allo stesso tempo le imprese non riescono a trovare lavoratori.
Il motivo è che tanti ex-lavoratori in questo momento si trovano ancora in una di queste condizioni:
- Si sono messi in proprio a vario titolo durante la pandemia e quindi non torneranno al proprio posto di lavoro, anzi magari ne creeranno altri;
- Sono tornati sui libri per formarsi di più o accedere a migliori opportunità di carriera;
- Non vogliono andare a lavoro per paura di contagiarsi;
- Ricevono un sussidio che reputano sufficiente per non tornare al loro vecchio posto di lavoro.
La gran parte di queste condizioni sono momentanee: la formazione prima o poi termina, i sussidi verranno eliminati, nuovi lavoratori entreranno sul mercato del lavoro e si tornerà a un equilibrio simile a quello precedente alla crisi.
Il fatto è che stiamo già osservando un aumento dei salari e dell’inflazione in questo preciso momento. Più occupati potrebbero ulteriormente aggravare la situazione, proprio perché come abbiamo detto esiste una relazione diretta tra occupazione e inflazione.
So di essere tornato sulla questione dell’inflazione diverse volte nelle ultime settimane, per cui non voglio essere ripetitivo: più che altro, per chi ha un posto di lavoro da dipendente potrebbe essere un buon momento per darsi un’occhiata in giro.
Non sono soltanto i rider di Uber Eats che mancano, ma anche i ruoli di middle e senior management. Si è aperta una finestra di opportunità interessante per cogliere occasioni che, magari, già l’anno prossimo non ci saranno più!
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