Le Aziende che Abbiamo in Portafoglio Risolvono in Maniera Unica un Problema Concreto per i Propri Clienti?
Nel 2004 Guy Kawasaki, uomo-Apple che tra le altre cose ha reso popolare il termine “Evangelist”, scriveva “The Art of the Start“. Una sorta di “Bibbia” per le Startup di tutto il mondo che Kawasaki si divertiva a prendere in giro in modo irriverente ma profondo (un po’ lo stile della serie tv Silicon Valley che a me strappa sempre sorrisi amari).
In uno dei suoi “show” mostrava al pubblico la slide che vedi che si può riassumere in questo modo rispetto alle 4 più comuni tipologie di aziende:
- Le aziende davvero interessanti (segnate con la X nella slide). Quelle in grado (o potenzialmente in grado) di offrire prodotti unici in grado di risolvere problemi concreti e quindi di offrire ai clienti il massimo valore possibile. Le aziende così sono come i diamanti di De Beers perchè potenzialmente “durano per sempre” perchè difficilmente sostituibili.
- Le aziende che offrono prodotti o servizi indifferenziati in modo eccellente. Ci sono centinaia di aziende che, più o meno a lungo, hanno fatto le proprie fortune in questo modo. In quanto sostituibili ad un certo punto vengono fagocitate dalla lotta per “la qualità più alta al prezzo più basso” che molto spesso segna il loro declino.
- Le aziende “stupide” perchè NON risolvono alcun problema o non creano alcun valore per i propri clienti (o entrambe le cose). Aziende che però “fortunatamente” sono le uniche ad offrire quel tipo di prodotto o servizio inutile e non richiesto dal mercato.
- Le aziende “dot-com” ovvero aziende stupide ma che hanno anche concorrenza. Aziende che non solo offrono prodotti e servizi senza alcun valore aggiunto per i clienti ma che hanno anche dei competitor.
L’esempio più esilarante che racconta Kawasaki è quello di una delle regine delle dot-com: PETS.COM.
Per offrire consegna gratuita e sconti notevoli ai propri clienti (su articoli spesso ingombranti come cibo per cani o lettiere per gatti) ogni volta che vendeva un prodotto era in perdita di oltre il 60% rispetto a quello che incassava.
Kawasaki calcando la mano diceva che c’erano “16 concorrenti a fare tutti le stesse stupide cose, 16 modi per comprare cibo per cani online. Ognuno con un suo brevetto: p2p, sql-based, google adwords optimized e Dio solo sa cosa“
Il problema di PETS.COM era semplice: non riusciva ad offrire contemporaneamente valore ai propri clienti (qualità migliore al prezzo più basso) e valore ai propri azionisti (utili).
“Questa volta non è differente”
Esattamente come nella bolla delle dot-com ci sono centinaia di aziende con piani fantasiosi per diventare profittevoli. Alcune di queste aziende si quotano e raccolgono milioni di euro senza aver ancora prodotto un prototipo funzionante o concretizzato una sola vendita. Pets.com aveva uno “storytelling” di tutto rispetto che convinse perfino Jeff Bezos ed Amazon ad investirci.
Non fare lo stesso errore di Jeff Bezos: anche tu oggi potresti avere in portafoglio la nuova PETS.COM. Nel prossimo report di Casual Investor forniremo un vero e proprio “vademecum” in 10 pagine per difendere il proprio patrimonio dalle insidie dello storytelling di Wall Street.
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