Bond Russia: Schivato il Default
I bond russi hanno riacquistato valore in seguito al pagamento delle scadenze in dollari effettuato da Mosca. Infatti, pochi giorni fa, il Ministero delle Finanze russo ha confermato di avere pagato il bond in dollari in scadenza, interessi compresi, per un valore pari a 564,8 milioni, oltre ad aver saldato gli interessi del bond in dollari con scadenza 4 aprile 2042 per altri 84,4 milioni.
Il totale speso, quindi, è di approssimativamente 650 milioni, e tale operazione ha permesso di evitare il default.
Evitato il default
A partire dalla data del 4 aprile erano decorsi 30 giorni del periodo concesso per rimediare alla situazione. Superato quel mese, la Russia avrebbe formalmente dichiarato il default.
L’agenzia di rating S&P ha classificato il suo debito nella categoria del “Selective Default”: questa Nazione non avrebbe mai avuto nessun problema a pagare questi debiti, tuttavia le sanzioni in cui sta incorrendo in seguito alla guerra in Ucraina ha portato molti problemi, a partire dal fatto che la Russia sta venendo esclusa dai mercati internazionali.
Dopo il pagamento, però, il bond 2042 ha fatto un balzo sul mercato secondario, passando da 22 a 29 centesimi, tuttavia aveva iniziato il 2022 con una quotazione superiore a 130 e questo non è un bene per gli investitori che continuano a pagare per l’alto rischio default che corre la Russia, sebbene il Paese abbia affermato di voler a ogni costo evitare questa eventualità.
Il rublo attualmente è forte
La Banca russa aveva alzato i tassi di interesse, a febbraio, dal 9,5% al 20% alla fine di febbraio per evitare che il rublo collassasse e ora, per la seconda volta negli ultimi due mesi, ha tagliato i tassi d’interesse e li ha portati al 14%.
Sembra quindi che la banca non sia più preoccupata per il cambio, che anzi fin troppo rafforzato contro dollaro ed euro. Infatti, contro il dollaro scambia sotto 71, mentre contro l’euro è salito ai massimi da due anni.
La forza della moneta russa, tuttavia, è legata anche alle conseguenza dei controlli sui movimenti dei capitali introdotti dalla Russia stessa in reazione alle sanzioni.
Ciò implica che gli investitori esteri non possono vendere azioni e obbligazioni senza il consenso delle autorità finanziarie russe, mentre per i cittadini russi è permesso convertire fino a 10.000 dollari all’anno.
Significa che la domanda rimane soppressa, nonostante sia palese che le esportazioni di petrolio e gas stiano contrastando l’efficacia delle sanzioni USA e UE.
E’ ovvio che se la moneta è forte, il rischio di default è meno probabile, senza contare che abbassa la quantità di dollari necessari per pagare le scadenze ai creditori esteri, abbassa il costo dei beni importati e tiene a bada l’inflazione.
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