3 Settori Sicuri che Traineranno la Crescita Italiana
Oggi vediamo i 3 settori sicuri che traineranno la crescita economica italiana.
Ma quali sono questi settori?
Occorre innanzitutto fare una premessa di fondo: perché parlo di crescita economica nel momento in cui sembra che sia alle porte una crisi?
Per un motivo molto semplice: mi rifiuto categoricamente di unirmi a tutte quelle persone che a vario titolo parlano male dell’Italia in continuazione e dipingono il nostro Paese sempre come se stesse per arrivare una catastrofe.
Ok, non siamo la Svizzera e neppure la Silicon Valley, però da tanti anni è pieno di giornalisti, economisti col posto fisso, professori universitari, guru di vario tipo, ecc. che ogni giorno si svegliano e parlano male del nostro Paese e lo dipingono sempre come una nazione sull’orlo del collasso.
Qui su Affari Miei abbiamo spesso denunciato i problemi dell’Italia però non dobbiamo dimenticarci che se siamo ancora nel G20, se siamo ancora in Occidente e se tutto sommato rispetto a tanti altri luoghi del mondo riusciamo ad avere un tenore di vita decente, proprio un Paese del terzo mondo non siamo.
Abbiamo dei settori dell’economia che vanno bene nonostante i problemi che conosciamo.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo vedere insieme tre settori che a nostro parere traineranno la ripresa e sui quali ha senso investire.
Turismo
I più recenti dati ISTAT relativi ai primi nove mesi del 2022 ci dicono che il settore è in forte ripresa sebbene non siano stati ancora riassorbiti i volumi pre-pandemia.
“Le presenze negli esercizi extra-alberghieri – scrive il nostro istituto di statistica – sono tornate ai livelli pre-pandemici (136 milioni nei primi 9 mesi del 2022 contro i 139 milioni dello stesso periodo del 2019); negli esercizi alberghieri mancano ancora circa 35 milioni di presenze”.
In generale, il bilancio parla di un -10,9% rispetto al 2019: è tanto o poco?
Non so se ricordi le discussioni che si facevano nel 2020: i tavoli dei ristoranti con le recinzioni in plexiglass, le vacanze vicino casa perché non si sa mai, le mascherine a vita e il “non sarà mai più come prima”.
Sarà vero che manca ancora un bel 10,9% ma a me lo scorso anno è sembrato uno scenario quasi normale: noi siamo andati in vacanza in Islanda e c’era un pienone assurdo, le nostre città sono state letteralmente invase da turisti di tutto il mondo desiderosi di scoprire le nostre bellezze.
Immaginare oggi un’Italia senza turismo è praticamente impossibile e, a lungo termine, noi vediamo solo opportunità per chi investe, sia perché possono esserci aziende nelle quali è conveniente investire oppure perché possono esserci settori collegati al turismo che potrebbero crescere.
Il 79% di turisti stranieri che viene in Italia arrivano dall’Unione Europea (principalmente Germania, Francia, Paesi Bassi, Svizzera e Spagna), e dato che l’Unione Europea sta facendo di tutto per cercare di salvare l’economia è molto probabile che gli arrivi si mantengano elevati.
Il turismo ha un impatto economico su diversi settori della nostra economia e su diverse attività.
Secondo gli addetti ai lavori su ogni 100 euro spesi dei turisti stranieri in Italia, 30 euro vanno nella ricettività (alberghi, bed & breakfast, case vacanze e attività che hanno a che fare con l’ospitalità), il 13% va nella ristorazione, il 12% nel commercio e il 7% riguarda invece il trasporto aereo.
Questi sono in breve i settori che hanno a che fare con il turismo nei quali secondo me ha senso pensare di investire per i prossimi anni.
Export
L’Italia è un paese che esporta. Siamo famosi per il nostro export, per il Made in Italy in giro per il mondo, soprattutto nel campo del food dove tante eccellenze sono italiane.
Secondo l’ultima rilevazione ISTAT dell’ottobre 2022, l’export è cresciuto su base annua del 17,5%.
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+31,7%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+13,2%), prodotti petroliferi raffinati (+65,3%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+15,2%), sostanze e prodotti chimici (+18,5%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,1%).
I Paesi verso cui il nostro export ha avuto maggiori incrementi sono: Stati Uniti (+34,2%), Germania e Francia (per entrambi +15,0%), Austria (+46,3%), Spagna (+18,7%) e paesi OPEC (+32,0%).
Di contro si è registrato il calo, annunciato, dell’export verso la Russia (-30,9%) che, però, non ha avuto particolari impatti sul quadro generale.
In diminuzione anche i flussi verso il Giappone (-11,2%) e, in lieve misura, Belgio (-0,7%).
Tutto questo è avvenuto in un anno di crisi energetica per un Paese come il nostro che, purtroppo, ha proprio una fragilità su questo tema: immagina cosa sarebbe successo senza il conflitto in Ucraina.
Certo, un rallentamento della crescita mondiale potrebbe farsi sentire ma una delle caratteristiche principali della nostra economia risiede proprio nella sua vocazione nel trasformare materie prime comuni in prodotti a maggior costo: tutto questo produce il benessere di cui godiamo adesso e quello che ci hanno trasferito i nostri padri.
Se pensiamo che l’Italia possa continuare ad essere un Paese ricco non possiamo che valutare positivamente tutte quelle attività con forte vocazione verso i mercati internazionali.
Industria
Oggi viene chiamata manifattura per farla sembrare più pulita ma, per capirci, l’industria è l’industria: molte persone sembra che si siano quasi dimenticate che noi siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa e ciò rappresenta un fattore di forza.
L’Italia in quanto a produzione industriale è seconda solamente alla Germania all’interno dell’Unione Europea.
Anche in questo caso parliamo di una serie di eccellenze di attività che sono diversificate in svariati settori, che ovviamente hanno subito in tutto o in parte degli effetti derivanti dalla crisi energetica, ma che è impensabile non continuino ad innovarsi per restare sul mercato.
L’Italia è molto forte soprattutto nella produzione di macchinari e apparecchi ad elevato contenuto tecnologico.
Esportiamo soprattutto materiale elaborato a livello industriale nel campo del legno, delle ceramiche, del vetro e l’Italia ha ancora un ruolo estremamente importante nella filiera automotive che andrà incontro ad una serie di cambiamenti.
Secondo l’associazione nazionale filiera industriale automobilistica, circa il 30% delle automobili tedesche viene prodotto attraverso la componentistica che arriva dall’Italia.
Quindi magari non siamo fortissimi perché FCA (oggi Stellantis, prima ancora Fiat) ha perso i fasti di un po’ di tempo fa, però abbiamo tutta una serie di aziende che si sono specializzate nel settore.
Su quest’ultimo punto ti segnalo questo video realizzato da Davide Marciano di qualche settimana fa.
Per concludere
Turismo, export (soprattutto food e alta moda) e manifattura sono 3 settori che potrebbero oggi darti delle opportunità d’investimento sia in borsa che a livello individuale e che continueranno a guidare la nostra crescita economica.
Su di loro abbiamo voluto concentrarci in questo approfondimento della #SettimanaTricolore e, come Centro Studi e Ricerche, abbiamo puntato su di loro anche nel realizzare #IOPUNTOSULLITALIA, il nostro club dedicato a coloro che vogliono investire con consapevolezza sulle eccellenze del nostro Paese.
Abbiamo rinnovato il servizio proprio in questi giorni e non vediamo l’ora di accogliere nuovi iscritti.
Pensaci… that’s your money!
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