Perché non Avrai Mai una Pensione (Oppure ti Daranno due Spicci)

Ogni volta che parliamo di pensioni si vanno a creare discussioni infinite e polemiche. Come mai? Perché non avrai mai una pensione?

E, soprattutto, quali sono le motivazioni che spingono la maggior parte delle persone a preoccuparsi per la tanto agognata pensione?

Oggi voglio affrontare il tema in maniera seria, cercando di illustrarti le contromisure da adottare a livello individuale per evitare che il collasso del sistema previdenziale italiano possa distruggere e impattare in maniera pesante sulla nostra vita.

Cominciamo!

Alcuni numeri

Ora ti condividerò alcuni numeri che ti serviranno per fotografare la situazione previdenziale attuale: essi sono presi dal rapporto sul bilancio del sistema previdenziale elaborato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali e presentato recentemente in Parlamento.

Il rapporto ci dice che ora in Italia ci sono circa 16 milioni di pensionati a fronte di una popolazione occupata pari a 23 milioni di persone.

Quindi, le persone che effettivamente lavorano, su circa 60 milioni di abitanti, sono appena 23 milioni. E questo dato è passato un po’ sotto traccia sui media. Ma è un record per la storia recente italiana: in Italia non abbiamo mai avuto così tanti occupati.

Qual è il problema?

Il problema è che gli occupati sono solo 23 milioni, gli altri praticamente o sono pensionati o non fanno niente, quindi ci viene spontaneo chiederci se il sistema pensionistico italiano possa definirsi sostenibile.

E su questo, il rapporto è molto chiaro: si legge che nei prossimi 10-15 anni il sistema può essere sostenibile, a patto che succedano due cose:

  • il numero di occupati non deve calare troppo;
  • deve aumentare l’età pensionabile.

Sul primo punto ci sono alcune cose da tenere d’occhio:

  1. Le crisi economiche che potrebbero far calare il numero di occupati;
  2. L’invecchiamento della popolazione;
  3. I NEET, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano.

Sul secondo punto invece, sappiamo che oggi si dovrebbe andare in pensione a 67 anni. Il problema, si legge dal rapporto, è che negli ultimi anni, con varie leggi l’uscita dal mondo del lavoro in certi casi è stata anticipata, tant’è che il tasso di uscita effettivo dal lavoro oggi in Italia è di 63 anni ed è uno dei più bassi, purtroppo, in tutta l’Unione Europea.

La spesa pensionistica

Continuiamo con i numeri, e andiamo a parlare della spesa pensionistica dell’INPS: essa è aumentata della bellezza di 127 miliardi!

Abbiamo visto prima che ci sono 16 milioni di pensionati. Su questi 16 milioni, 6 milioni sono considerati pensionati assistiti (persone totalmente a carico della fiscalità generale perché non ricevono una vera e propria pensione, ma ricevono appunto un assegno che a tutti gli effetti è un sussidio).

Questo è importante perché già adesso il 40% dei pensionati italiani riceve una pensione che non è frutto di contributi versati, ma è sostanzialmente un prelievo che viene fatto dalla fiscalità generale. E tutto questo, per quanto riguarda le finanze pubbliche soprattutto per il lungo termine, è impattante.

Perché già oggi l’Italia spende circa il 17% del prodotto interno lordo solamente per pagare le pensioni (la media dell’Unione Europea in questo momento è dell’8,25%).

Come può tutto questo essere sostenibile?

Ricordiamo anche che il sistema pensionistico italiano è a ripartizione: oggi io e gli altri 23 milioni di lavoratori italiani lavoriamo e paghiamo imposte e contributi previdenziali. Con i nostri contributi previdenziali, il mese prossimo arriva la pensione ai pensionati che in questo momento stanno percependo l’assegno. Tutto questo si basa sul cosiddetto patto generazionale, cioè sul fatto che oggi noi stiamo pagando la pensione ai nostri nonni o ai nostri genitori, nella maggior parte dei casi. Un domani, ci sarà qualcun altro che pagherà la pensione per noi.

Questo sistema si differenzia da quello a capitalizzazione, in cui le persone versano i propri soldi, l’ente previdenziale o chi per esso li gestisce li investe e alla fine del percorso lavorativo questi contributi, rivalutati, si trasformano in un assegno.

Non serve un premio Nobel per l’economia per capire che spiegata così la situazione è semplicemente insostenibile: le persone fanno sempre meno figli e quindi siamo in una vera e propria crisi demografica da cui probabilmente non usciremo facilmente o non ne usciremo affatto.


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Cosa possiamo fare?

Che cosa possiamo fare a livello individuale?

Sono scettico da un po’ di tempo su tutto ciò che riguarda le decisioni prese dai politici o dalla società.

Per questo motivo cerco di trovare soluzioni alternative a questo metodo che sembra sempre essere più insostenibile e problematico.

A tal proposito ti allego qui il video con cui potrai ascoltare i miei consigli, mentre se preferisci leggere non ti resta che terminare l’articolo!

Tutta questa preoccupazione è normale, sia se hai un’età da lavoro come la mia quindi magari hai 35-40 anni, ma anche se vai verso i 50 ed è importantissima anche se magari stai per andare in pensione ma hai dei parenti nello specifico figli o nipoti a cui vuoi bene e per i quali sei preoccupato.

Devi capire che tutto questo meccanismo sarà insostenibile.

Quindi più sei giovane, più devi aspettarti che probabilmente andrai in pensione a 70 anni se va bene, e non a 67 come adesso, e ti devi anche aspettare un assegno più “magro”.

Probabilmente saremo già fortunati, parlo della mia generazione, se riceveremo un assegno previdenziale che si avvicina più o meno alla metà della media degli stipendi che abbiamo ricevuto nel tempo.

Per fortuna, è sorto un mercato che ci dà una serie di possibilità.

1) La previdenza complementare

Cominciare ad aderire alla previdenza complementare può essere importante, anzi ti conviene.

In tanti casi l’unico grande neo della previdenza complementare è che è ancorata alla legislazione statale, ovvero che non si possono toccare quei soldi fino a quando non si andrà in pensione e quindi chiaramente questo è un vincolo importante e sul quale non posso avere nessun controllo (a parte alcune eccezioni come l’acquisto della prima casa o la perdita del lavoro che però restano appunto delle eccezioni).

Qui su Affari Miei siamo molto attenti a questo tema e, a tal proposito, abbiamo realizzato un comparatore che ti permette di comparare moltissimi fondi pensione per scegliere il migliore a cui aderire vedendo quale offre costi e rendimenti migliori.

Uno dei modi per rimpinguare il proprio fondo pensione è quello di versare il TFR: a tal proposito qui ti spiego quando è meglio versarlo nel fondo pensione e quando invece conviene tenerlo in azienda.

2) Gli immobili

Molte persone che adesso sono in pensione magari stanno percependo rendite immobiliari oppure hanno venduto immobili che avevano comprato tanti anni prima. O ancora, tante persone in età da lavoro stanno facendo affidamento sul fatto che prima o poi erediteranno gli immobili dei genitori che rappresenteranno una sorta di cuscinetto ulteriore che andrà ad ingrossare il patrimonio, sia se gli immobili saranno gestiti appunto per fornire una rendita, sia se gli immobili saranno venduti e quindi monetizzati e poi il denaro sarà investito in altro modo.

Tutto questo può funzionare, però considera sempre che ci sono alcuni problemi legati al mercato immobiliare.

3) Costruire un piano di investimenti

Quella di costruirsi un piano di investimenti a lungo termine attraverso i mercati finanziari è una delle soluzioni che approvo maggiormente, anche perché a differenza della previdenza complementare rientra nell’ambito della nostra esclusiva responsabilità e nel nostro controllo.

Il vantaggio di questa situazione è che chiaramente non dobbiamo aspettare l’età pensionabile. Ma se abbiamo già patrimonio e abbiamo una grande capacità di risparmio, magari possiamo anche fare in modo di accumulare delle risorse tali per cui possiamo cominciare magari ad integrare le nostre entrate prima di andare in pensione o possiamo decidere in qualche modo di anticipare la nostra pensione rispetto a quello che sarà il momento.

4) L’investimento sul capitale umano

Il capitale umano è il modo migliore che abbiamo per non dipendere dagli altri: viviamo in una società completamente basata ovviamente sulle relazioni interpersonali.

Se siamo giovani e in età da lavoro, l’unico modo che abbiamo per ottenere di più è proprio investire sul capitale umano e acquisire competenze, acquisire conoscenze per migliorare la nostra condizione e per accrescere la nostra capacità di reddito, se escludiamo la possibile eredità che appunto è randomica (potresti riceverla oppure no).

Guadagnando di più si risparmia di più e in teoria attraverso la combinazione delle soluzioni precedenti, soprattutto della previdenza complementare e dell’investimento sui mercati finanziari, si può cercare per quanto possibile di tamponare l’inevitabile collasso del sistema previdenziale.


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Conclusioni

Credo di averti detto tutto quello che c’era da sapere sulla pensione, sul problema pensionistico e sulle prospettive future dei giovani e delle persone in età da lavoro.

Ovviamente spero che l’Occidente, l’Europa e l’Italia riescano in qualche modo a trovare delle soluzioni rispetto a questo fenomeno che è palese e inevitabile.

Noi però non dobbiamo stare ad aspettare e dobbiamo agire su quello che possiamo controllare, quindi prendere atto della situazione e cominciare a prendere le dovute contromisure.

Ti saluto lasciandoti alcune guide utili che possono aiutarti a cominciare appunto il tuo percorso di investimenti nel mondo dei mercati finanziari, a seconda delle tue esigenze:

Buona lettura e buoni investimenti!


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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