Come Investire in ETF: Cosa Sono, Come Funzionano e Quando Conviene Comprare ETF

Conviene investire in ETF? Cosa sono?

Probabilmente sei qui perché desideri sapere cosa sono gli etf in parole semplici e, nel tempo che passeremo insieme, cercheremo di capire proprio questo.

Utilizzeremo volutamente un linguaggio alla portata di tutti in maniera tale da metterti nelle condizioni di capire come e perché scegliere i fondi passivi per gestire al meglio il tuo patrimonio.

Per investire con successo…capisci il tuo punto di partenza!

Se stai cercando informazioni sugli ETF è molto probabile che tu voglia investire in autonomia perché non l’hai mai fatto prima o perché non sei soddisfatto della tua gestione bancaria.

Oltre dieci anni di esperienza ci insegnano una cosa importantissima: per investire bene dobbiamo essere consapevoli del nostro punto di partenza.

Cercando online avrai già notato che ci sono diversi tipi di contenuti: alcuni sono per principianti, altri per investitori più esperti.

Siamo consapevoli che può essere difficile orientarsi in tutti questi contenuti e, per questo, abbiamo creato un quiz che ti permetterà di:

  • Ricevere immediatamente gli articoli più adatti alla tua situazione di partenza;
  • Ricevere subito un bonus speciale sugli ETF che ti guiderà nella comprensione di questi strumenti.

L’accesso è gratuito:

Cosa si intende per ETF?

I vantaggi di questo tipo di fondi di investimento sono diversi in quanto, come avremo modo di vedere più avanti, si possono abbattere senza problemi i costi collegati alla gestione e in più si può avere un andamento identico a quello del mercato che ci interessa. Sono vantaggi molto importanti perché, a parità di condizioni, ci permettono di avere rendimenti superiori rispetto ad altri investimenti bancari proprio in virtù dell’aspetto dei costi più contenuti rispetto ai fondi a gestione attiva.

Vediamo insieme perché può convenire investire in ETF, come funzionano, dove si acquistano, quanto si può guadagnare, come vengono tassati e quali sono i vantaggi rispetto alle forme di investimento che possono essere considerate analoghe.

Se sei alla ricerca di una guida completa agli ETF, che ti permetta di capire come funziona a fondo lo strumento prima di investire, sei decisamente nel posto giusto.

ETF: Cosa sono e come funzionano

Gli ETF sono fondi a gestione passiva che tramite la loro composizione riflettono 1:1 l’andamento del valore di una materia prima o di un indice (tecnicamente si parla di benchmark).

Non ci sono gestori che puntano su titoli che si ritengono più convenienti, come avviene nel caso dei fondi comuni a gestione attiva, ma la replica perfetta di quello che avviene in senso generale su un determinato mercato.

Questa loro particolare configurazione ha reso gli ETF strumenti molto interessanti sia per chi li gestisce che per chi li compra:

  • non è necessario avere analisti e strumenti di analisi avanzata, perché il fondo è a gestione passiva e dunque si deve occupare soltanto di mantenere le proporzioni di titoli che possono riprodurre l’andamento dell’indice stesso;
  • non è necessario, per chi compra questo strumento, gestire il patrimonio, perché se ne occuperanno appunto i sistemi che automatizzano la composizione del portafoglio.

Ad oggi si possono trovare sul mercato italiano diversi tipi di ETF, che legano il proprio andamento a:

  • indici – possono essere indici borsistici, ma anche indici di altro tipo, sempre però su mercati regolamentati;
  • materie prime energetiche – come nel caso di gas naturale e petrolio;
  • materie prime non energetiche – metalli preziosi e metalli industriali, terre rare, altri tipi di materia prima ad uso industriale.

Tramite ETF si può dunque accedere ad un enorme numero di strumenti, con alcuni vantaggi che andremo ad analizzare tra poco.

Prima di continuare nell’analisi degli ETF ti consiglio di compilare il quiz per vedere che tipo di investitore sei e per capire quindi come procedere nei tuoi investimenti.

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Perché sceglierli per la propria strategia

Ma perché investire in ETF? Questi strumenti si sono guadagnati la loro reputazione grazie al fatto che i fondi a gestione attiva siano noti per le difficoltà a battere l’indice di riferimento, ovvero a registrare performance maggiori rispetto alle gestioni passive(tra cui gli ETF).

Gli Exchange Traded Fund sono parecchi, possono essere venduti in Borsa come qualsiasi altro strumento di Borsa e hanno una buona flessibilità.

Oltre a questa flessibilità e alla maggior capacità di performare in modo positivo, permettono la possibilità di diversificare il proprio portafoglio e di investire sul lungo periodo.

Inoltre, si sa sempre in cosa verrà investito il proprio denaro. Come abbiamo visto sopra, infatti, i gestori sono vincolati alla composizione dell’indice che l’ETF dichiara di replicare.

Come investire: ETF a gestione passiva VS Fondi a gestione attiva

Gli ETF sono considerati molto più vantaggiosi dei fondi a gestione attiva che di solito vengono proposti dalle banche.

I fondi a gestione attiva, infatti, nascono con l’obiettivo di battere il benchmark di riferimento (di solito un indice di borsa) attraverso operazioni particolari compiute da un gestore.

I fondi a gestione attiva hanno, in sintesi, i seguenti problemi:

  • Costi di gestione molto più alti degli ETF: questo accade perché bisogna remunerare la società di gestione che investe i soldi per noi “attivamente”, senza limitarsi a “copiare” il benchmark, e bisogna pagare la struttura di vendita (promotori finanziari e banche) che promuove i fondi attivi;
  • Minore trasparenza: mentre l’ETF ci fa capire chiaramente dove saranno investiti i nostri soldi, il gestore prende decisioni discrezionali sulle quali non abbiamo controllo;
  • Minore liquidità: molti fondi non sono quotati in borsa e dunque non sono scambiabili rapidamente, gli ETF invece si possono comprare e vendere in relativamente poco tempo ed è quindi possibile disinvestire velocemente;
  • Performance peggiori: il 90% dei fondi a gestione attiva non batte il benchmark per tutta una serie di ragioni che non sto qui a dirti, se vuoi approfondire però puoi farlo leggendo questa guida.

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Ulteriori vantaggi degli ETF

Vediamo insieme quali sono i vantaggi di investire in ETF rispetto ad altre forme più dirette di investimento:

  • c’è la possibilità di intervenire su un indice per intero, seguendone l’andamento, cosa che sarebbe impossibile fare con le proprie sostanze e senza avere un accesso diretto agli ordini di borsa;
  • c’è la possibilità di investire su mercati che non sarebbero accessibili, soprattutto per chi non ha enormi capitali, perché in altre giurisdizioni; non è difficile trovare ETF che abbiano come indice di base il mercato cinese o quello indiano, nei quali se si hanno pochi capitali a disposizione e non si ha la possibilità di aprire società da quelle parti è particolarmente difficile entrare;
  • si può avere una differenziazione molto interessante, soprattutto per gli ETF basati su indici borsistici, senza alcun tipo di problema tecnico e senza alcuna complicazione; basterà acquistare le quote che ci interessano e il sistema ETF in sé si adeguerà a rappresentare l’indice, secondo i rapporti di capitale delle società quotate.

ETF ad accumulazione ed ETF a distribuzione

Gli ETF sono classificabili in due categorie a seconda della politica di distribuzione di cedole o dividendi:

  • ETF ad accumulazione: i proventi derivanti dai titoli sottostanti acquistati (azioni o obbligazioni) non vengono distribuiti al titolare del fondo ma sono reinvestiti in automatico. In questo modo si sfrutta l’interesse composto che consente una maggiore crescita del capitale e la tassazione viene differita al momento in cui disinvestiamo. Per farla semplice, comprando un ETF ad accumulazione puoi anche non far nulla per 10 anni, non riceverai cedole o dividendi e non pagherai l’imposta sui rendimenti durante il decennio in cui sei investito;
  • ETF a distribuzione: a differenza dei primi, periodicamente (mensilmente, trimestralmente, semestralmente o annualmente) distribuiscono cedole o dividendi. Comprando un ETF a distribuzione, dunque, ti puoi garantire una rendita dal tuo investimento che viene sottoposta all’imposta sulle rendite finanziarie nel momento in cui ti viene erogata.

Non esiste una categoria migliore delle altre, di solito si sceglie un ETF ad accumulazione se si punta alla crescita del capitale mentre gli ETF a distribuzione servono per percepire delle rendite e sono indicati per capitali di dimensioni più consistenti.

ETF strutturati

Gli ETF strutturati sono dei particolari strumenti che sono organizzati tipicamente a leva, ovvero con copertura solo a margine e che permettono di avere una moltiplicazione dell’andamento dell’indice. Ne esistono diversi tipi, e possono essere utilizzati per:

  • Si possono avere investimenti in strategia passiva a leva, il che vuol dire avere sul mercato uno strumento più aggressivo;
  • Si possono fare investimenti che possono essere meno costosi, nel senso che si può ottenere il beneficio di un grande investimento ricorrendo poi alla leva e dunque ottenere una moltiplicazione dell’indice, esponendosi per somme molto inferiori rispetto a quelle degli ETF standard e degli strumenti senza leva;
  • si possono abbattere i rischi emittente, nel caso in cui si opti per gli ETF strutturati che vengono negoziati sui mercati strutturati e regolamentati, come ad esempio ETFplus.

Gli ETF strutturati, sebbene possano essere sicuramente invitanti per chi è a alla ricerca di un guadagno più rapido e più spinto, devono essere però considerati come strumenti ad altro rischio, da maneggiare assolutamente con cura e che necessitano di una buona conoscenza delle variabili finanziarie e macro-economiche.

Personalmente mi interessano poco perché mi ritengo un investitore cassettista che guarda al lungo periodo: non mi interessa guadagnare tanto nel breve periodo, quella è una strategia da trader, il mio scopo è quello di costruirmi un portafoglio equilibrato che mi faccia crescere nel corso del tempo. 

La possibilità degli ETF a gestione attiva

Gli ETF sono nati come strumenti per il risparmio e l’investimento collettivo gestito a gestione passiva, anche se negli ultimi anni si sono arricchiti di ulteriori modalità, che hanno portato alla nascita di strumenti che, seppure indicati come ETF, con quelli delle origini hanno davvero poco a che fare.

Non si tratta però di fondi che sono gestiti in modo completamente attivo, ma che semplicemente hanno come indici di riferimento delle variabili aggiuntive, che possono riguardare la capitalizzazione in borsa delle società, lo stato economico e altri tipi di variabili che possono correggere il valore delle aziende quotate.

Le versioni attive non hanno comunque un’autentica gestione attiva come nel caso dei comuni fondi di investimento e dunque possono essere considerati come degli ETF a gestione passiva che basano però il loro valore su un indice di valori diverso dalla mera cifra borsistica.

Sono comunque degli strumenti che seguono degli indici, per quanto particolari questi possano essere.

Svantaggi degli ETF

Gli ETF si sono affermati anche in quanto rispetto ai fondi gestiti classici e attivi, hanno costi di gestione molto più bassi.

Tra le altre cose il settore è stato coinvolto negli ultimi anni in una guerra tra gli emittenti che ha ulteriormente abbassato le commissioni percepite dai gestori di questa particolare categoria di fondi.

I costi, dunque, sono generalmente bassi ma devi fare attenzione perché in settori a bassa redditività – esempio, obbligazioni – anche uno 0,1% annuo potrebbe fare la differenza.

Il problema, a mio parere, non è nel prodotto in sé ma nell’uso che una persona desidera fare: gli ETF sono la forma migliore per effettuare investimenti diversificati a basso costo ed anche con capitale ridotto ma, per forza di cose, bisogna capire cosa si sta comprando.

Senza un’adeguata asset allocation, infatti, il rischio di costruire un portafoglio troppo aggressivo potrebbe portare a perdite nel breve o medio periodo non attese.

Parlare di investimenti in ETF è molto generico, è come se ci chiedessimo se è facile guidare un’automobile: tendenzialmente si, se sai come farlo, altrimenti il rischio di schiantarsi nel muro è evidente.

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Dove acquistare ETF

Dove comprare ETF? Gli ETF vengono negoziati in mercati regolamentati e per l’Italia il mercato di riferimento è ETFplus, gestito da Borsa Italiana e che permette l’accesso a tutti gli operatori registrati.

Basta un conto corrente con deposito titoli abilitato per accedere tranquillamente a tantissimi ETF sia sulla borsa italiana che sulle altre borse europee e mondiali. Il mio consiglio è di distinguere il conto per gli investimenti dal conto tradizionale, quindi se vuoi investire ti conviene avere un conto ad hoc.

Come si fa a comprare un ETF?

Le quote di ETF si possono comprare e vendere durante l’orario ufficiale di negoziazione, tramite un intermediario abilitato (banca o SIM). Non è possibile acquistarle quote /azioni direttamente da iShares.

Le negoziazioni sul mercato avvengono proprio come nel caso in cui si trattasse di azioni o obbligazioni, il prezzo oscilla in tempo reale ogni giorno. Gli ETF sono divisi in quote – come i fondi comuni – il cui valore oscilla in base all’andamento del mercato di riferimento.

Il “nome tecnico” degli ETF è il Codice ISIN: una volta che hai scelto il titolo da comprare, devi cercare nel tuo conto inserendo il codice ISIN che lo contraddistingue.

Per scegliere un ETF, è necessario procedere per step:

  • Prima si individua il settore o l’indice su cui investire;
  • Successivamente si individuano gli ETF esistenti e si confrontano tra loro;
  • Scelto l’ETF, si cerca nel conto tramite il codice ISIN.

Investire in ETF Online

La maggior parte degli investitori acquista ETF online mediante il proprio conto.

Nello specifico, puoi comprare ETF online tramite:

  • Deposito titoli;
  • Piattaforma abilitata al trading online.

Entrambe le soluzioni si “somigliano”, la differenza sostanziale è che il portafoglio titoli è in genere abbinato ad un conto bancario mentre la piattaforma è un broker che permette l’accesso ai mercati finanziari senza che sia necessario aprire un conto corrente.

Si possono comprare ETF in banca?

Teoricamente sì anche se, nella pratica, i consulenti bancari sconsigliano o scoraggiano l’acquisto. Essendo focalizzati a vendere i propri fondi attivi, le banche parlano quasi sempre del proprio prodotto e non promuovono gli ETF.

Con il proprio home banking, comunque, è possibile comprare ETF online tramite il proprio portafoglio titoli.

Investimento Minimo

Non esiste un investimento minimo indicato in quanto il prezzo degli ETF varia a seconda dello strumento scelto. Per darti un’idea, solo su Borsa Italiana ci sono oltre 1000 ETF che si possono acquistare, capisci che è difficile parlare di un minimo o un massimo.

Se non hai aperto un conto, però, qualche limite lo incontrerai perché il deposito titoli in certi casi ha delle spese annue di apertura, specie con le banche tradizionali, quindi non ha molto senso aprirne uno per investire magari 100€. Questa soluzione è da preferire in presenza di capitali di medie dimensioni, in base alla mia esperienza è preferibile almeno 10.000€.

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Quanto rendono gli ETF? Come guadagnare investendo passivamente?

Quando parliamo di una categoria ampia è difficile, su due piedi, dire quanto si guadagna.

Molto cambia a seconda del mercato in cui si decide di investire.

In maniera molto sintetica:

  • gli indici obbligazionari sono tipicamente i meno rischiosi e permettono di guadagnare magari poco, ma in maniera costante;
  • gli indici borsistici tendono ad essere più rischiosi anche se possono avere rendimenti molto al di sopra di quelli obbligazionari;
  • le materie prima sono in genere i più rischiosi e non dovrebbero interessare chi non ha una buona propensione al rischio.

Capital Gain ETF: la tassazione

Vediamo un tema molto importante, ossia quello della tassazione. Il regime fiscale degli ETF è stato modificato con il Decreto legislativo numero 44 del 2014, data in cui il nostro paese ha recepito e applicato la direttiva europea 2011/61/UE AIFM (Alternative Investments Fund Managers).

La novità consiste nella definizione come componente di reddito di capitale come qualsiasi guadagno derivante dall’ETF. Dagli ETF si possono infatti generare:

  • dividendi;
  • plusvalenze o capital gain, calcolate con la differenza tra prezzo di acquisto e vendita a valore di mercato.

Gli ETF sono quindi un’opportunità per l’investitore, poiché permettono di fruire sia della diversificazione caratteristica dei classici fondi comuni di investimento, sia della trasparenza del mercato azionario.

La tassazione degli ETF dipende da due fattori:

  • armonizzazione o meno degli ETF;
  • regime fiscale cui si aderisce all’apertura del rapporto con l’intermediario.

Se non sai cosa sia l’armonizzazione, sappi che gli ETF possono essere distinti in ETF istituiti nell’Unione Europea (armonizzati) e quelli di diritto estero non armonizzati (questi ultimi sono quotati fuori dall’UE).

ETF: redditi di capitale oppure redditi diversi

Continuiamo ad approfondire questo tema: diversamente da cosa avviene con altri strumenti finanziari, i quali sono considerati come Redditi Diversi tassati all’aliquota del 26%, gli ETF possono rientrare nei:

  • Redditi Diversi;
  • Redditi di Capitale;
  • Redditi Ordinari.

Riprendendo il D.lgs n. 44 del 2014, ha stabilito che l’aliquota fiscale da applicare sui proventi derivanti dagli ETF è pari al 26%, sia per il capital gain che per i dividendi percepiti dall’investitore (redditi da Capitale).

Invece, le plusvalenze derivanti da ETF non armonizzati sono da considerarsi come Redditi Ordinari e quindi la tassazione comporta la ritenuta a titolo d’acconto del 26% oltre all’assoggettamento agli scaglioni IRPEF.

Infine, le perdite derivanti dagli ETF confluiscono nei Redditi Diversi e si compensano solo con le plusvalenze derivanti da azioni, opzioni, futures, obbligazioni, cfd, forex e altri strumenti di cui all’art. 67 del TUIR.

Tassazione ETF sotto forma di redditi di capitale

Bisogna fare ancora un approfondimento se si vuole capire al 100% il regime fiscale degli ETF. Ne troviamo di tre tipi:

  • Regime Amministrato: l’investitore delega l’intermediario alla gestione delle tasse, che vengono applicate nel momento in cui le singole quote vengono vendute, poiché l’intermediario agisce come sostituto d’imposta e le plusvalenze sono tassate alla fonte al 26% oppure al 12,5% per la quota del fondo investita in titoli pubblici italiani o di Stati esteri white list. Invece, le minusvalenze sono compensabili tra redditi diversi ma devono realizzarsi prima delle plusvalenze;
  • Regime Gestito: l’investitore delega la gestione del portafoglio all’intermediario. Dunque, le tasse sono calcolate sul risultato netto della gestione, come differenza dell’andamento del portafoglio tra inizio e fine del periodo d’imposta. La compensazione di minusvalenze e plusvalenze non devono seguire un determinato ordine temporale.
  • Regime Dichiarativo: se l’investitore sceglie il regime dichiarativo deve accollarsi l’onere di dichiarare correttamente i redditi percepiti (ovvero le plusvalenze) e le eventuali minusvalenze. Gli ETF non armonizzati devono essere necessariamente gestiti attraverso il regime dichiarativo.

Minusvalenze

Bisogna aprire una parentesi sulle minusvalenze derivanti da ETF che configurano dei redditi di diversi e che non sono compensabili con i redditi da capitali.

L’unica maniera per poter recuperare le minusvalenze derivanti da ETF è quello di compensarle con le plusvalenze derivanti da azioni, opzioni, futures, obbligazioni, cfd, forex eccetera: le minusvalenze possono essere compensate nell’arco dei quattro periodi d’imposta successivi a quello considerato.

Come vedi, il sistema fiscale italiano penalizza la tassazione degli ETF redditi di capitale rispetto alla tassazione ETF redditi diversi e questo penalizza gli investitori che hanno nel portafoglio finanziario solo ETF.

ETF a distribuzione e ad accumulazione

Non dimentichiamo la differenza tra gli ETF che distribuiscono i proventi e gli ETF che invece reinvestono i proventi nel fondo.

La cedola che l’investitore riceve in relazione alla quota di ETF a distribuzione posseduta viene tassata (al 26% in caso di dividendo azionario, al 12,50% in caso di interesse derivante da titoli di stato governativi dell’Unione Europea), mentre chi investe in ETF ad accumulazione non è soggetto alla tassazione per le medesime cedole proprio perché vengono reinvestite.

Comprare ETF conviene? Quali?

Qui ci addentriamo in un mondo sterminato: solo su Borsa Italiana ci sono più di 1000 ETF, a livello mondiale ce ne sono probabilmente decine di migliaia.

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Investire in ETF Conviene? Le nostre opinioni

Dipende: se sei alla ricerca di uno strumento gestito (seppur in maniera passiva), che ti permetta di avere un investimento ben assortito e differenziato, questa potrebbe essere la soluzione giusta.

Occhio però a scegliere quelli giusti, come ripeto sempre, in base a quello che ti aspetti dal tuo investimento e al rischio che ti senti pronto a correre.

Non esistono formule magiche per guadagnare in finanza e sicuramente gli ETF non sono una di queste.

Personalmente, utilizzo prevalentemente ETF per investire ed insegno tutto quello che ho imparato nei programmi formativi dell’Academy di Affari Miei e nei servizi collegati al blog.

Scopri che investitore sei

Ho creato un breve questionario con cui ti aiuto a capire che tipo di investitore sei. Al termine, ti guiderò verso i contenuti migliori selezionati in base alla tua situazione di partenza:

Affari Miei® è un portale di divulgazione finanziaria gestito dall’omonima azienda.

Il sito tratta argomenti legati alla finanza personale e alla gestione del patrimonio ed ha una natura puramente divulgativa. Pertanto, le analisi riportate sono da considerarsi contenuti generali a scopo informativo e non rappresentano raccomandazioni finanziarie individuali.

Gli articoli di Affari Miei® che parlano di denaro in ogni sua sfaccettatura non possono mai garantire risultati certi perché le possibilità variano a seconda delle capacità, della situazione economica e ambientale di chi legge.

Affari Miei®, dunque, non può garantire il successo delle strategie suggerite in alcun modo e non si assume la responsabilità di scelte imprudenti fatte sulla base di una percezione errata dei contenuti di queste pagine.

Affari Miei® è un marchio registrato di proprietà della Affari Miei S.r.l. – P. IVA 11603570018 –
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