CFD, cosa sono? Come Investire Online nei Derivati
Cosa sono i CFD? Quando parliamo di CDF (acronimo anglosassone che sta per Contract for Difference) ci riferiamo ad una categoria di strumenti finanziari.
Il loro prezzo è derivato, nel senso che è basato sul valore di altri strumenti di investimento. Si tratta di uno strumento di swap importantissimo e non solo per la speculazione, ma anche per i risparmiatori.
I contratti per differenza (questa la nomenclatura in italiano) sono uno degli strumenti principe per chi vuole investire in derivati, e costituiscono una peculiarità delle economie finanziariamente più avanzate: sono infatti soltanto UK, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Italia, Singapore, Australia, Svezia, Giappone, Spagna, Polonia, Portogallo e Francia ad offrirli agli investitori.
Prima di cercare di capire con attenzione il funzionamento di questo importante strumento ci limitiamo, come sempre, a raccomandare attenzione, vista la complessità della materia.
Affari Miei promuove l’idea di base di una corretta gestione delle proprie finanze: ciò postula che, quando si opera in settori particolarmente complessi come il trading, occorre necessariamente informarsi circa la possibilità effettiva di cimentarsi.
Se ritenete di non avere abbastanza competenze per approcciarvi a questo mondo ma volete provarci, infatti, riteniamo sia conveniente che studiate adeguatamente.
Se non avete tempo, invece, statene alla larga perchè in molti, essendo dei professionisti, partono decisamente avvantaggiati.
Che cosa sono i CDF?
Si tratta di contratti non standard che possono essere negoziati tra un qualunque investitore e le società che offrono questo tipo di contratti. Non esiste una loro forma standard e in realtà in questa categoria finiscono tutti gli strumenti che hanno le medesime funzioni offerti dai diversi istituti finanziari privati.
A fare fede dunque non sono le norme di legge, come potrebbe avvenire nella negoziazione di titoli di stato, titoli di debito privati o azioni al risparmio, ma piuttosto il privato accordo tra l’istituto che li emette e l’investitore.
Cosa si acquista in realtà?
I CFD sono uno strumento finanziario molto raffinato: non si stanno infatti acquistando titoli direttamente, ma piuttosto si sta acquistando un contratto che vale per la differenza del valore dello stesso titolo tra il momento della sottoscrizione dello stesso fino alla sua risoluzione. Per intenderci, stiamo “scommettendo” sulla crescita di un titolo o sulla perdita di valore dello stesso, senza possedere il titolo in sé.
Il contratto si può sia comprare, sia vendere. Il che vuol dire che potremo andare sia long (nel caso in cui credessimo che il valore sia destinato ad aumentare), sia short (ovvero vendendo il contratto all’istituto, se dovessimo ritenere che il valore del titolo sottostante sia destinato a diminuire).
Sottostante al 100%: nessuna necessità di calcolo
Nella loro raffinatezza, i CFD sono comunque contratti estremamente semplici, il cui funzionamento è facile da comprendere anche per chi sta muovendo i primi passi nel mondo degli investimenti.
L’istituto emette un titolo (il contratto) il cui prezzo è quello della differenza che ci si aspetta dall’apertura del contratto fino alla conclusione dello stesso. Il cliente della piattaforma di brokering può dunque scegliere se vendere o comprare a quel prezzo, scommettendo, come abbiamo detto poco sopra, sulla crescita o sulla decrescita del valore del titolo sottostante.
Quali sono i sottostanti dei Contratti per Differenza?
I CFD possono avere come sottostante i mercati più disparati o anche singoli titoli, o gruppi di azioni.
Non è infatti insolito trovare CFD che abbiano come collaterale:
- Le coppie del Forex più scambiate, come ad esempio EUR/USD, EUR/GBP, USD/GBP USD/YEN, EUR/YEN e anche, di recente, coppie più esotiche, che includono AUS, TRY e così via
- Interi indici di borsa, come NASDAQ, MIB30, DAX;
- Valore di titoli di stato emessi da organizzazioni sovrane;
- Valore di azioni, a prescindere dal mercato di riferimento: le più grandi piattaforme permettono di investire in Contratti per Differenza su un’enormità di titoli;
- Futures, ovvero contratti su contratti;
- Valore delle materie prime;
- Mercato delle opzioni;
- ETF e exchange-traded commodities.
Per intenderci, senza considerare questa lista esaustiva (si tratta pur sempre di un mercato molto attivo, dove nascono ogni giorno nuove possibilità di contratto), si può acquistare o vendere un contratto CFD su praticamente qualunque tipo di sottostante.
Il beneficio della leva
Uno degli strumenti più interessanti per chi vuole fare trading mediante i contratti per differenza (CFD) non avendo a disposizione grandi somme è la possibilità di poter far ricorso alla leva finanziaria.
Si tratta di uno strumento offerto dalle piattaforme di investimento che ci permette di investire fino a 50 volte la somma che abbiamo effettivamente a disposizione tramite un meccanismo molto semplice: il denaro che avremo investito servirà infatti non ad acquistare il contratto, ma semplicemente a finanziare le oscillazione di valore di questi.
Questo vuol dire che, a seconda della leva che viene offerta dalla piattaforma che andremo a scegliere, potremo investire somme molto maggiori di quelle che abbiamo effettivamente a disposizione.
Si tratta sicuramente di un vantaggio per chi non ha a disposizione grosse somme da investire, anche se c’è bisogno comunque di tenere conto dell’altra faccia della moneta: investire con leve elevate vuol dire moltiplicare potenziali guadagni e potenziali perdite; una forte oscillazione del mercato potrebbe bruciare il nostro piccolo capitale in pochi secondi.
La leva finanziaria è dunque uno strumento che amplifica sia le possibilità di guadagno, sia il rischio.
L’investitore tipo dei CFD
I CFD sono uno strumento talmente variegato che non hanno una sola tipologia di investitore come riferimento. A fare la differenza infatti tra i diversi profili di rischio è il titolo sottostante:
- un CFD che insiste su titoli di stato di paesi solidi, come ad esempio la Germania, l’Italia, il Giappone, gli Stati Uniti etc, non è un CFD che comporta grandi rischi. Bisogna comunque considerare il fatto che in genere si opera via CFD per ottenere leva finanziaria e che dunque, a seconda del margine, il rischio anche dei titoli di stato più stabili può essere incrementato;
- un CFD che insiste su titoli a media volatilità può essere considerato, al netto della leva finanziaria, un contratto adatto all’investitore con una maggiore propensione al rischio;
- infine i CFD che insistono su titoli di paesi emergenti, di borse altamente instabili o di materie prime il cui prezzo può variare grandemente nel giro di poche settimane, sono strumenti, tenendo conto della leva finanziaria, ad alto rischio ed adeguati soltanto per l’investitore con la più alta propensione alle oscillazioni del mercato.
Non solo rischio: uno strumento adatto alla diversificazione degli investimenti
La possibilità di poter operare con leve variabili e l’estrema facilità con cui i contratti possono essere scambiati rendono i CFD uno strumento assolutamente adeguato per la diversificazione del proprio portafoglio di investimenti. Il loro utilizzo a questi scopi però è materia sicuramente per chi ha già quantomeno dimestichezza con i mercati dei sottostanti di riferimento.
Semplicità d’acquisto e di cessione nonché semplicità del contratto in sé non vogliono necessariamente dire che si tratti di strumenti facili da usare per tutti. Quando di mezzo c’è la leva finanziaria, soprattutto se accoppiata a sottostanti instabili, il rischio di bruciare capitali è alto tanto quanto quello di guadagnare molti soldi in brevissimo tempo.
I CFD sono dunque, al contrario di quello che vorrebbero farci credere i livorosi giornali che si sono scagliati sulla finanza di questo tipo come responsabile della crisi, uno strumento molto utile per gli investitori: usarlo con coscienza è un’obbligo personale.
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