L’Inevitabile Convivenza con il Rischio: la Sicurezza è un’Illusione…quasi come la Felicità!
Qualche giorno fa, in preda alla stanchezza, ho desiderato ardentemente di staccare e di limitare le ambizioni che mi animano: tutto sommato – mi raccontavo – posso anche tirare il fiato visto che, nel corso degli ultimi anni, credo di aver fatto un po’ di strada rispetto a quando sono partito.
La verità è che, coscientemente o meno, ognuno di noi cerca certezze: vogliamo un lavoro sicuro, un investimento sicuro, un buono stato di salute.
Spesso, tutto questo, lo pretendiamo subito e con sforzi contenuti e facciamo fatica a comprendere che i traguardi, più o meno grandi, sono il frutto di sacrifici, step intermedi, compromessi e tante zone di grigio che di certo non fanno notizia.
L’inevitabile incontro con il rischio
Qualche anno fa ho lavorato per un breve periodo a stretto contatto con una grande azienda. Al netto dei “titoli” che i dipendenti della stessa si attribuiscono su Linkedin, sostanzialmente molti di loro facevano le stesse cose che facevo io da autonomo.
La differenza era nel fatto che il beneficiario dei loro servizi era un cliente mentre la mia azienda era beneficiaria di quello che facevo io.
Dopo circa una settimana, parlando con il capo, farfugliai una cosa simile: “E’ fantastico il lavoro dei tuoi collaboratori: fanno più o meno le stesse cose che faccio io, per appena 8 ore al giorno, staccando la mente ogni sera alle 18 ed il venerdì dalle 18.01 fino alle 9 del lunedì. Se fanno una cazzata mangiano comunque perché lo stipendio gli arriva e non hanno l’ansia di dover portare il pane a casa ogni giorno”.
A quel punto il capo, interrompendomi, mi disse: “E’ tutto vero, a patto che accetti di:
- Guadagnare uno stipendio fisso che non cresce se non dopo anni di sacrifici e comunque di poche centinaia di euro;
- Prendere ordini per un anno intero, accettando magari di passare una settimana in trasferta perché te lo chiede l’azienda;
- Esporti al rischio di fallimento dell’azienda che può lasciarti a casa domani mattina.
In poche parole, la “sicurezza” dell’impiego fisso la paghi in mancati guadagni e nella mancata possibilità di gestire la tua vita lavorativa che, come sai, occupa almeno 1/3 della tua esistenza” (l’altro terzo, aggiungo io, dovresti occuparlo dormendo, quindi vale il 50% del tempo che sei sveglio).
Questo episodio ti sembrerà banale ma, credimi, per me che non ho lavorato un solo giorno da dipendente in vita mia sembrava stranissimo vedere persone fare le mie stesse cose o quasi senza le pressioni a cui vado e andavo incontro io.
La verità, invece, è racchiusa nel concetto di rischio.
Non puoi scappare dall’idea di affrontare il rischio, ogni giorno paghi in mancati guadagni o mancate occasioni la tua tendenza a scappare da ciò che ti appare come non sicuro.
Questo vale per gli investimenti, per il lavoro e per il business e, se vogliamo, dovrebbe essere una delle ragioni che dovrebbe portarti ad abbandonare la zona di comfort nella quale magari ti trovi in questo momento.
Se vuoi ottenere grandi risultati devi accettare l’idea di correre grandi rischi.
Come mitigare il rischio
Il rischio può essere mitigato ma mai eliminato: anche un dipendente a tempo indeterminato rischia che la sua azienda possa fallire per cause che non lo riguardano, eppure si sente “al sicuro”.
Neache un proprietario immobiliare che percepisce rendite da 30 appartamenti è al sicuro perché possono crollare (rischio in parte assicurabile) o possono perdere di valore (fattore difficilmente controllabile se la città dove sono ubicati, per esempio, cadesse in declino).
Esistono a mio avviso due ingredienti per contenere i rischi:
- Conoscenza: più informazioni hai a disposizione e più, statisticamente, ti proteggi da decisioni sbagliate. Lo studio, qualsiasi cosa tu voglia fare nella vita, rende per te più sicure imprese che per altri appaiono come aleatorie;
- Assicurazione: quando metti in moto la tua auto sai che, dovessi finire dentro un’altra macchina, c’è un’assicurazione che paga per te. Certo, il premio nei prossimi anni salirà, però non dovrai tirar fuori 10 mila euro di danni perché stavi guardando il cellulare mentre attraversavi un incrocio (non devi guardarlo comunque il cellulare mentre guidi, sto facendo un esempio!). Per esempio, in diverse occasioni, ti ho spiegato che assicurare la tua persona riduce il rischio che tu e la tua possa famiglia possiate trovarvi improvvisamente ad attraversare una situazione di povertà.
Conclusioni
La sicurezza può essere un’ambizione anche se, a mio avviso, è irraggiungibile nella sua pienezza.
Se vogliamo, essere al sicuro è quasi “parente” di essere felici: magari puoi essere sereno e vivere un momento in cui ti piace tutto quello che fai ma, fior fior di intellettuali, hanno dimostrato che si tratti di uno stadio difficilmente prolungabile all’infinito.
Se vuoi avere maggiori risultati devi rischiare di più, se non rischi riduci le tue possibilità di successo.
Puoi limitare i tuoi rischi attraverso la conoscenza di quello che fai e, quando possibile, cercando una qualche forma di assicurazione.
Insomma, comunque la giri, dovrai sempre affrontare delle avversità: il primo passo importante, però, è prenderne cognizione ed agire di conseguenza.
In bocca al lupo!
Vivere di Rendita: a che punto del Metodo RGGI Sei?
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4 Commenti
Riccardo · 7 Giugno 2020 alle 15:46
Ciao Davide.
Intanto complimenti per la piattaforma, per i molteplici e variegati approfondimenti, come per i preziosi consigli.
In questo caso hai toccato un punto dolente ma assolutamente vero.
La capacità di accettare ed (eventualmente) ammortizzare il rischio.
Sono un avvocato romano di 48 anni, lavoro da oltre 16 anni in settori legali di compagnie assicurative mentre in precedenza ho avuto un esperienza di quasi 3 anni in uno studio legale privato.
Ora, visto che il lavoro da dipendente, seppur onestamente retribuito, non mi basta e non mi appaga più (ad essere sincero devo dire già da qualche anno, mi sto organizzando con un socio per intraprendere la libera professione.
E’ anche in corso una trattativa con l’azienda per ottenere una buona uscita.
Ammetto che, seppur convinto della scelta, ogni volta tendo a spostare l’asticella temporale più avanti.
Dopo diversi anni di stipendio sicuro, mi chiedo sempre come sarà mettersi in gioco veramente e con tutti i rischi connessi.
Per fortuna mia moglie e’ una libera professionista (farmacista) e da questo punto di vista comprende le legittime (credo) ambizioni personali.
E ormai e’ dura seguire di fatto 2 attività da oltre 2 anni.
Spero di scambiare quattro chiacchiere, magari riesci a darmi qualche buon consiglio (ovviamente retribuito), anche per gestire la parte finanziaria in questo delicato passaggio.
Ciao
Davide Marciano · 7 Giugno 2020 alle 16:33
Ciao Riccardo,
da quello che ho visto nel corso della mia esperienza, più sei stato “risucchiato” nel mondo del lavoro dipendente e più è difficile fare questo passaggio, specie se ti sei “abituato” a certe dinamiche.
C’è gente che cova la frustrazione per anni, spesso per tutta la vita, proprio perché è stata “abituata” in un certo modo.
La cosa importante, a un certo punto, è FARE. Perché niente sarà mai perfetto al 100% e non avremo mai tutte le informazioni per sopravvivere in ogni stagione.
Personalmente, avendo avuto la “sfortuna” di iniziare senza un lavoro fisso e lontano da un contesto dove potessi sperare di finire in una multinazionale o comunque in un contesto stabile mi sono abituato alla volatilità ed alle incertezze però comprendo le difficoltà di chi affronta una fase come la tua.
Ti auguro di ottenere quello che cerchi, in bocca al lupo!
Pietro · 18 Aprile 2018 alle 0:07
Se vai a lavorare in posto fisso per circa 5-6 o 7 anni e i tuoi genitori ti tengono a casa hai voglia che ne hai di più di 100mila in banca e lavorando per il doppio vivendo a casa tua da lì in avanti verso 30anni puoi praticamente vivere di rendita…
A me non sembra complicato avessi trovato lavoro negli ultimi 15anni e ne ho 34 suonati e diplomato…
Davide Marciano · 18 Aprile 2018 alle 8:05
Appunto, Pietro…avessi trovato! E invece?