Tassazione ETF: Come Funziona con i Dividendi?

Oggi torno a parlarti della tassazione degli ETF, o meglio, di uno degli aspetti che dovrebbe maggiormente interessarti se ti stai avvicinando a questo importante settore della finanza e degli investimenti.

Affronteremo, infatti, il delicato tema della tassazione degli ETF, concentrandoci anche sulla tassazione dei dividendi, che si percepiscono tramite gli ETF che si hanno in portafoglio.

Vediamo insieme cosa c’è da sapere a riguardo, se la tassazione è in linea con quella degli altri prodotti o se magari è più conveniente e come conviene comportarsi se si sta per investire ad investire in questo strumento.

Si tratta di una questione relativamente complessa, che dovrebbe comunque interessarti a prescindere, che tu sia pronto ad investire in ETF o che tu non lo sia ancora.

Cosa sono gli ETF

Dedichiamo una rapida parentesi alla definizione di ETF, sigla che sta per Exchange Traded Fund. Stiamo parlando di strumenti finanziari che fanno riferimento a un fondo di investimento.

Essi sono caratterizzati dal fatto che racchiudono in sé le principali caratteristiche di un fondo e di un’azione, proponendo il meglio di entrambi gli strumenti, ossia:

  • Meno rischi, grazie alla diversificazione;
  • Negoziazione limpida e accessibile in tempo reale.

La tassazione sugli ETF va applicata sul dividendo distribuito, considerando che a partire dal 1° luglio del 2014 deve sottostare a un’aliquota sui rendimenti che è aumentata, passando dal 20% al 26%.

Sottoposto a tassazione, inoltre, è il capital gain che spiegheremo tra poco.

Attenzione: se acquisti un ETF a 300 e lo rivendi a 200, non sarà necessario versare tasse perché avrai dato via ad una minusvalenza. Se però, anche in presenza di una minusvalenza, lo stesso ETF ha generato dividendi di valore 50, allora questo verrà rivenduto a 150, anche se l’aliquota del 26% andrà applicata solo sul dividendo di 50.

Ed ora, per approfondire il tema della tassazione, è necessario sottolineare le differenze tra le varie tipologie di ETF esistenti.

Tassazione dei dividendi e del capital gain degli ETF 

Vediamo ora tutto sulla tassazione sui dividendi ETF. Questa si applica solo sulla liquidità realizzata, ed è quindi necessario fare una distinzione:

  • Nel caso degli ETF di distribuzione, l’investitore ottiene liquidità mensilmente oppure a cadenza trimestrale, semestrale o annuale. La tassazione sui dividendi ETF sarà del 26%.
  • Nel caso degli ETF di accumulo (tutti quelli a capitalizzazione composta), il capitale generato viene reinvestito nell’attività finanziaria, così da generare altri interessi. In questo specifico caso, infatti, la tassazione sugli ETF viene applicata solamente dopo che l’investitore è entrato in possesso della liquidità. La somma esatta su cui la tassazione sui dividendi ETF dev’essere applicata si calcola facendo la differenza tra il capitale lordo incassato e quello investito.

E il Capital Gain?

Forse lo sai: con Capital Gain su un ETF ci riferiamo alla plusvalenza generata e in tuo possesso.

In tal caso, la tassazione viene applicata nel momento in cui vendi ed è pari al 26% della plusvalenza realizzata: se compri a 100 e rivendi a 150, pagherai il 26% su 50.

Il grande degli ETF ad accumulazione sta nel fatto che la tassazione può essere ottimizzata, rimandando a un secondo momento l’applicazione dell’imposta a quando venderai effettivamente la tua posizione.

C’è il rischio di una doppia tassazione?

Prima della riforma dell’aprile 2014, la quale ha fatto in modo che venisse recepita anche in Italia la direttiva europea (2011/61/UE), il regime fiscale degli ETF era quello in uso per il risparmio gestito, che comportava l’applicazione di una doppia tassazione sugli ETF. Essa consisteva in:

  • una tassazione sui redditi da capitale;
  • una tassazione sui redditi diversi.

Questo procedimento rendeva difficoltoso il calcolo effettivo della tassazione totale, ma anche il controllo dell’ammontare finale dell’onere fiscale da sostenere.

Non contiamo il fatto che la separazione dei due calcoli rendeva possibile un’eventuale distorsione della disciplina, addebitando all’investitore una ritenuta sui redditi di capitale, interpretabile come una perdita secca.

La tassazione attuale

Con l’entrata in vigore dal primo luglio 2014 dell’aliquota di tassazione sul capital gain al 26%, gli ETF ricadono sotto questo regime come qualunque attività d’investimento OICR, ad eccezion fatta per la quota percentuale inerente a Titoli di Stato, Titoli emessi da Enti Sovranazionali e da Stati appartenenti alla White list a fiscalità non privilegiata.

Nel calcolo totale della tassazione su un investimento in ETF, oltre alla percentuale del 26% sul capital gain ottenuto bisogna considerare anche il pagamento dell’imposta di bollo sul conto titoli (dal 2014 cresciuta allo 0,2% dal precedente livello di 0,15%).

Questo nuovo metodo di tassazione applicato vieta indirettamente la pratica di compensazione delle minusvalenze.

Attenzione però perché la tassazione non è sempre applicata automaticamente dalla piattaforma: se la piattaforma è italiana, infatti, probabilmente fa da sostituto d’imposta.

Se, invece, acquisti ETF su piattaforma estera sei in regime dichiarativo ed in tal caso è preferibile avvalersi di servizi come MoneyViz.

Per approfondire, ecco due risorse:

ETF armonizzati e non armonizzati

Può essere utile distinguere gli ETF armonizzati da quelli non armonizzati:

  • Gli ETF armonizzati sono conformi alle direttive europee e si possono quotare e scambiare tramite la Borsa, sia italiana che europea;
  • Gli ETF non armonizzati sono strumenti d’investimento non conformi alle direttive europee, e quindi non è possibile la compravendita tramite la Borsa Italiana o Europea.

Ovviamente questa differenza si riflette anche sulla tassazione, in quanto gli ETF armonizzati, nella parte legata alla tassazione, sono gestiti dalla banca, la quale effettua, in quanto sostituto d’imposta, la ritenuta del 12,5% (nel caso di ETF costituito da titoli di Stato) oppure del 26% (per tutti gli altri titoli).

Nel caso in cui l’ETF sia costituito da un mix di Titoli di Stato e altri titoli in qualunque percentuale, allora la banca riterrà le aliquote corrette in relazione alla percentuale di costituzione dell’ETF.

E gli ETF non armonizzati? Essi non godono del supporto della banca: è l’investitore stesso a dover tenere traccia della liquidità generata o persa per inserirla nella dichiarazione dei redditi.

Tassazione degli ETC

Una piccola parentesi per la tassazione degli ETC(Exchange Traded Commodities),  la cui regolamentazione fiscale segue un percorso diversa da quella appena descritta.

Questi strumenti hanno forma giuridica e funzionamento differente da quelli della categoria degli OICR, e sono anche diverse le disposizioni e le autorizzazioni disposte dalle istituzioni di vigilanza.

Per individuare correttamente l’aliquota di tassazione è necessario analizzare la natura degli ETC e il reddito che producono.

Gli ETC sono forme dinamiche di impiego dell’attività, che adoperano il proprio capitale come mezzo per conseguire redditi non certi. L’importo cambia in base al variare dell’attività sottostante.

I redditi derivati d ETC non vengono considerati alla come attività finanziarie finalizzate al godimento di capitale investito e non ricadono sotto la voce redditi da capitale.

I redditi derivanti sono iscritti nella categoria dei redditi diversi di natura finanziaria percepiti da persone fisiche non esercitanti attività commerciali e d’impresa, categoria in cu rientrano anche gli strumenti finanziari derivati.

I redditi da essi ricavabili sono da assoggettare ad imposta sostitutiva nella misura del 26%.

Diversamente da quello che accade nel caso degli ETF, per gli ETC rimane valido il principio di compensazione di plus e mis valenze.

Tassazione degli ETN

Per concludere ed offrire una visione completa, gli ETN hanno causato molta incertezza per l’amministrazione finanziaria e l’attuale In regolamentazione non ha ancora sciolto tutti i nodi.

Non vi è infatti uno schema predeterminato da seguire, e per determinare il livello di tassazione bisogna considerare il prospetto informativo dei singoli prodotti.

Conclusioni

Prima di investire bisogna sempre informarsi sui costi degli strumenti che si stanno esaminando.

Che tu sia già esperto, o solo agli inizi, qui su Affari Miei puoi trovare numerosissime risorse e guide per investire.

Inoltre, qui ti lascio una serie di letture che potrebbero guidarti nella realtà degli investimenti:

Buon proseguimento!


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).
Categorie: ETF

2 Commenti

Federico Musso Piantelli · 2 Marzo 2021 alle 0:42

Ciao Davide! Ottimo articolo Ma mi resta un dubbio.
Come residente all estero sono tassato solo sui “redditi” (in questo caso dividendi da etf) prodotti in Italia. Ora il dubbio è come considerare il dividendo di un etf prodotto in Italia o no?
Rileva in questo caso i nazionalita’ dei titoli che compongono L etf, l isin (quindi se inizia con ITXXXX e’ Italiano seno no] oppure più semplicemente il mercato dove lo compro ?
Io ho un etf obbligazionario in paesi emergenti (no ita) isis lussemburghese (no ITXXX) Ma acquistato su borsa italiana.
Il dividendo va tassato o no?
Grazie mille in anticipo
Federico

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