Sofferenze Bancarie: Cosa Sono? Normativa e Conseguenze Principali
La sofferenza bancaria, senza dubbio indice di natura pregiudizievole, è quanto di peggio può accadere a livello creditizio e bancario ad un soggetto privato, sia esso individuo o azienda.
Si tratta infatti di quello che, almeno a rigor di logica e secondo le norme del buon senso bancario, è l’ultimo passo che la banca intraprende verso un soggetto che:
- non è in semplice crisi di liquidità
- fa presumere fondatamente che gli sia impossibile restituire il debito, né adesso, né in futuro
- ha un indebitamento tale che fa presumere un prossimo fallimento
Si tratta di una procedura tra le più gravi che la banca può intraprendere nei confronti di un cliente/debitore ed è per questo motivo temuta sia dai dirigenti d’impresa sia dai privati.
La sofferenza bancaria è infatti, e avremo modo di vederlo più a fondo tra poco, quasi un indice di morte creditizia e bancaria per il soggetto che ne viene investito e, per queste ragioni, bisogna fare di tutto per evitare di trovarsi al centro di una procedura di questo tipo.
La sofferenza bancaria segnala il fallimento o lo causa?
Tra gli imprenditori è sempre vivo l’argomento principe che riguarda la sofferenza bancaria. Strumento a tutela degli istituti di credito, e prova ne è il fatto che viene immediatamente registrato alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, è spesso una misura estremamente vessatoria nei confronti dell’uomo che fa impresa.
Chi frequenta imprenditori, per piccoli che siano, sa bene che si è soliti dire che spesso la sofferenza bancaria non è segnale del prossimo fallimento, ma causa prima del fallimento di un’azienda, per i motivi che andremo a vedere tra pochissimo.
Sofferenza bancaria = chiusura dei fidi
Il motivo per cui la sofferenza bancaria è tanto temuta dagli imprenditori è dovuta a due ordini di motivi, in realtà conseguenti:
- la segnalazione raggiunge immediatamente tutti gli istituti di credito e qualunque di questi abbia un qualunque tipo di rapporto creditizio/debitorio con il soggetto finisce per venire a conoscenza immediatamente dello stato di sofferenza;
- la segnalazione comporta, in maniera pressoché automatica, la revoca di tutte le linee di credito a disposizione dell’azienda o del soggetto.
Questo, è facile capirlo, scatena un effetto domino in grado di atterrare la più solida delle aziende e non lascia praticamente alcuna speranza ad aziende che sono in evidente difficoltà e non sono riuscite a superare, precedentemente, neanche l’incaglio bancario (di questo parleremo più avanti).
Che cos’è l’incaglio bancario e come si relaziona con la sofferenza
La procedura che in genere precede l’apertura della segnalazione per sofferenza bancaria è la posizione ad incaglio.
Si tratta di una procedura codificata dal diritto bancario che prevede la richiesta, da parte dell’istituto creditizio, del rientro del cliente debitore di tutta o una parte del debito entro un periodo di tempo stabilito contestualmente con la richiesta, che in genere è di 10–14 mesi.
Anche l’incaglio viene iscritto alla Centrale Rischi, ma i suoi effetti sono sicuramente meno nefasti di quelli causati dall’apertura di una posizione di sofferenza.
Sì, la segnalazione raggiunge comunque tutti gli istituti di credito, ma al contrario della sofferenza non prevede la chiusura automatica di tutti i fidi e gli affidi, incluse le fideiussioni.
L’incaglio bancario è una posizione sicuramente non piacevole per le aziende, che si trovano ad affrontare quello che in gergo tecnico si chiama credit crunch, ovvero l’impossibilità di accedere ad ulteriore credito bancario.
Il credito che però è già aperto rimane intonso e il cliente può continuare ad operare, senza grosse difficoltà, con i fidi presso gli altri istituti.
È possibile che l’incaglio bancario dia anch’esso il via ad un effetto domino, con anche gli altri istituti che potrebbero aprire una procedura d’incaglio e creare non pochi problemi, per il rientro simultaneo da diverse posizioni.
La posizione ad incaglio non è sicuramente qualcosa di piacevole, ma è comunque di gran lunga migliore della sofferenza bancaria, che spesso significa la parola fine per qualunque tipo di azienda, che sia in estrema sofferenza o meno, che sia destinata a fallire, continuare a sopravvivere di stenti o a tornare in salute.
Come si apre la sofferenza bancaria?
La sofferenza bancaria ha una procedura codificata, che prevede l’intimazione del cliente a rientrare immediatamente del debito, dando in genere un termine perentorio di 15 giorni.
Nel caso in cui il termine dovesse andare “in bianco”, come si dice in gergo tecnico, si procede all’iscrizione di sofferenza bancaria presso la Centrale Rischi, con tutto quello che ne consegue.
Le conseguenze della sofferenza bancaria
La sofferenza bancaria è una situazione particolarmente difficile da affrontare per ogni tipo di impresa.
A seguito dell’apertura della stessa:
- vengono revocati immediatamente non solo i fidi presso l’istituto di credito interessato, ma presso tutti gli istituti e le banche presso i quali il cliente potrebbe aver intrattenuto rapporti debitori;
- Si procede con decreto ingiuntivo e provvedimento di provvisoria esecuzione;
- viene iscritta la posizione alla Centrale Rischi, che comporta l’impossibilità assoluta per il cliente di approvvigionarsi di liquidità presso altri istituti.
Una situazione del genere è in genere capace di affondare un’azienda che era già in difficoltà e, nel caso di errore, è in grado di causare la chiusura di attività che, dopotutto, non se la stanno passando così male.
Si può cancellare la sofferenza bancaria?
Quello che più interessa a chi è stato sottoposto a questa procedura è di cancellare, nel più breve tempo possibile, la segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia. Questo si può ottenere in due modi:
- il cliente può pagare tutto il debito contratto presso la banca che ha aperto la procedura e chiedere successivamente la cancellazione, che avverrà immediatamente alla prova del saldo;
- si può, nel caso in cui si ritenga l’apertura della procedura iniqua, adire le vie legale e attendere i lunghissimi tempi della giustizia civile italiana. Nel frattempo, è il caso di ricordarlo su queste pagine, l’azienda avrebbe già potuto chiudere i battenti, dato che sopravvivere con un’esposizione debitoria tale e sotto credit crunch è pressoché impossibile per qualunque realtà aziendale.
Le conseguenze della sofferenza bancaria sono drammatiche ed è per questo motivo che le banche, almeno quelle che lavorano bene, sono solite utilizzarle solo come extrema ratio, dato che non è nell’interesse nemmeno del creditore che il suo debitore fallisca.
1 Commento
mario finocchiaro · 30 Aprile 2020 alle 22:10
La banca mi ha negato l’accesso al decreto liquidità ( 17.700 euro 25% ultima dichiarazione ) per una segnalazione in sofferenza alla BI di 9.500 euro per una garanzia prestata a terzi circa 20 anni fa ; 8500 di questi sono andati in perdita. Io non devo nulla ad alcuna banca . La sofferenza bancaria secondo la definizione che ne leggo sopra NON SEMBRA RIGUARDARMI . Può darmi una mano ?grazie.