Elizabeth Holmes: dal Simbolo Dell’Imprenditoria Rosa al Carcere
Elizabeth Holmes è uno dei personaggi che lascerà il segno nella storia della Silicon Valley, ma non come aveva sperato. Come in ogni storia cliché sui grandi capitani d’azienda contemporanei, anche Elizabeth ha abbandonato un college prestigioso per rincorrere il suo sogno.
Ovviamente ha sempre presenziato agli appuntamenti pubblici con un pullover nero: in fondo copiare da Mark Zuckerberg che a sua volta lo ha copiato da Steve Jobs sembra un investimento sicuro. E sembravano investimenti sicuri anche quelli di chi ha investito nella sua società Theranos nella speranza di cambiare la storia (specialmente la propria).
La Holmes ha fondato Theranos appena 19enne, con l’obiettivo di creare un dispositivo in grado di performare migliaia di analisi del sangue prelevandone una singola goccia. Un modo facile, economico e scalabile per tenere sempre sotto controllo la salute delle persone.
La giovanissima imprenditrice, nei 12 anni di storia tra il 2003 e il 2015, ha raccolto oltre 724 milioni di dollari dai suoi investitori. Non parliamo di sprovveduti e vecchiette, ma di venture capitalist di professione, persone che hanno iniziato a investire in piccole aziende prima che la Holmes fosse nata.
Non solo questo progetto non è mai stato realizzato, ma fin da principio si è rivelato un totale gioco di apparenze pensato per approfittare dell’entusiasmo per le startup che in quegli anni era arrivato al suo apice. Un grande laboratorio con tante persone assunte, belle parole, comunicati stampa che presentavano risultati mai ottenuti e molto altro ancora.
Intorno al 2010 la situazione è diventata fuori controllo: in alcuni comunicati stampa, veniva annunciata una finta partnership con Pfizer. Il logo di Pfizer fu persino applicato a tutti i materiali divulgativi dell’azienda, pur non avendone alcun diritto.
In seguito all’annuncio di questa finta partnership, alcune persone hanno iniziato effettivamente a recarsi nei laboratori Theranos per le loro analisi del sangue. Dal momento che il macchinario “Edison” tanto promosso dall’azienda non è mai esistito per davvero, la Holmes ebbe la brillante idea di comprare dei macchinari Siemens e “travestirli” affinché sembrassero prodotti sviluppati dalla società.
I macchinari Siemens richiedevano una quantità nettamente maggiore di sangue, ma per tenere fede alle promesse fatte agli investitori fu deciso di prelevarne comunque poche gocce. Fu così che molte persone ricevettero diagnosi di malattie che non avevano, o peggio ancora non ricevettero la diagnosi di malattie che avevano.
Intanto la società era arrivata a ricevere una valutazione di 10 miliardi di dollari, la Holmes aveva un suo jet privato e tre assistenti personali. Nel 2014 promise agli investitori 240 milioni di fatturato e addirittura 1 miliardo di dollari nel 2015, ma i veri risultati furono rispettivamente zero e 500.000$.
A quel punto il castello di carte è crollato
Prima il Wall Street Journal, poi poco a poco tutti i grandi analisti, iniziarono a dubitare pubblicamente di Theranos. Il sostegno degli investitori venne meno e alla metà del 2016 la valutazione dell’azienda è scesa a zero.
Portata a processo, la Holmes ha cercato di addossare la colpa al CFO di Theranos, con il quale aveva una relazione durante gli ultimi anni di attività dell’azienda. Durante tutta la battaglia legale ha continuato a vivere nel lusso a San Francisco, con il suo nuovo fidanzato, guidando auto di lusso.
Ormai, però, nessuno era più disposto a crederle: ha ricevuto 4 condanne da 20 anni, che per il funzionamento dell’ordinamento giuridico negli Stati Uniti implicano dai 20 agli 80 anni di carcere per la sua frode.
La fine di una delle più sofisticate, durevoli e allo stesso tempo ridicole truffe nella storia delle startup.
Chest’è… come amo dire.
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