ETF Borsa Italiana: Quali si Scambiano su Borsa Italiana? Tutte le Differenze

Come sai, ETFplus di Borsa Italiana è il segmento dedicato alla negoziazione in tempo reale degli ETF (Exchange Traded Funds), nonché di altri prodotti come gli ETC ed ETN (vedremo più avanti di che si tratta). Oggi vedremo proprio gli ETF Borsa Italiana.

Sebbene molti ETF siano scambiati anche su altre piazze mondiali, per noi italiani è più conveniente, in termini di costi di negoziazione, utilizzare il mercato locale.

Ma esattamente quali ETF si trovano su ETFplus? Conosci la differenza fra ETF armonizzati e non? Fra quelli a gestione passiva e attiva? Sai cos’è un ETF strutturato?

In questo approfondimento voglio spiegarti nel dettaglio quali caratteristiche hanno gli ETF negoziabili su Borsa Italiana, quali sono le opportunità di investimento e come funziona il mercato telematico.

Se vorrai acquistare un ETF su ETFplus sarà importante conoscere queste cose e molte altre.

Buona lettura.

Cosa puoi trovare sul mercato ETFplus

ETFplus è un mercato regolamentato dedicato esclusivamente alla negoziazione di strumenti che replicano l’andamento di indici o di singole materie prime. Non parliamo solo di ETF, ma anche di:

  • ETF strutturati;
  • ETF a gestione attiva;
  • ETC ed ETN.

Per non fare confusione, il mercato ETFplus è suddiviso in tre segmenti che presentano le stesse modalità di negoziazione ma che trattano prodotti differenti:

  1. Il segmento dedicato agli OICR aperti indicizzati (ovvero gli ETF); che a loro volta vengono suddivisi in due classi, obbligazionario e azionario, in base alla tipologia dell’indice replicato;
  2. Il segmento degli ETF strutturati, divisi in ETF con e senza effetto leva;
  3. Il segmento degli ETC/ETN; anch’esso ripartito in più classi in base alla leva.

Questa è la struttura di ETFplus. Andiamo a vedere quali sono le differenze fra i vari strumenti.


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ETF, ETC ed ETN: Non sono propriamente la stessa cosa 

Prima di tutto, chiariamo che gli ETC ed ETN non sono una tipologia di ETF: sono proprio una cosa diversa.

Gli Exchange Traded Funds, come sai, sono fondi che replicano, più o meno fedelmente, l’andamento di un indice azionario, obbligazionario o delle materie prime. Si scambiano in Borsa esattamente come dei titoli azionari.

Sono caratterizzati da uno stile di gestione di tipo passivo (per questo hanno commissioni basse), ma rendono ugualmente e permettono una buona diversificazione al pari dei fondi comuni a gestione attiva.

Invece, gli ETC ed ETN non sono fondi, ma sono titoli senza scadenza emessi da società veicolo che investono direttamente nell’asset sottostante o in contratti derivati. In pratica, l’investitore dà i soldi all’emittente anziché investirli in un fondo.

Sono negoziati in Borsa come le azioni e il loro prezzo è legato direttamente o indirettamente all’andamento del sottostante, per cui il loro funzionamento è molto simile a quello di un ETF.

ETC ed ETN si differenziano tra loro per la natura del sottostante: gli Exchange Traded Commodities (ETC) replicano passivamente la performance di materie prime fisiche o di indici di materie prime; gli Exchange Traded Notes (ETN) replicano passivamente la performance di altre tipologie di sottostanti diversi dalle materie prime.

A meno che tu non sia interessato ad investire con questi strumenti, possiamo mettere da parte gli ETC/ETN per occuparci esclusivamente dei nostri fondi passivi indicizzati, gli ETF.

ETF armonizzati e non armonizzati: perché questa distinzione?

Gli ETF quotati su Borsa Italiana sono armonizzati, dettaglio molto importante. Ma cosa vuol dire “Armonizzato” e perché si fa distinzione fra ETF che lo sono ed ETF che non lo sono?

Un ETF armonizzato è uno strumento conforme alle direttive comunitarie, ovvero rispetta alcune regole ben precise.

Sul mercato ETFplus sono ammessi gli OICR armonizzati ai sensi della direttiva Europea UCITS, e che abbiano ottenuto l’autorizzazione della Consob e della Banca d’Italia (o equivalente autorizzazione da parte dell’autorità d’origine del fondo).

Andando per logica, gli ETF non armonizzati sono ETF esteri NON conformi alla direttiva UCITS, pertanto non possiedono questo marchio di garanzia di qualità – che altrimenti sarebbe presente (la sigla UCITS) all’interno del loro nome.

La sigla UCITS ci dice che un ETF può essere scambiato facilmente nel resto dell’Unione europea e che rispetta certi importanti requisiti di trasparenza, nonché garantisce una corretta diversificazione del portafoglio.

Gli ETF armonizzati sono obbligati a garantire una liquidità minima che permetta loro di essere sempre scambiabili. Inoltre, è d’obbligo la circolazione di corrette informazioni e aggiornamenti che siano sempre a disposizione degli investitori.

In pratica, un ETF armonizzato ti mette nelle condizioni di poter investire con più tutele, garanzie e controlli da parte delle autorità.

Differenze di tipo fiscale

La differenza tra ETF armonizzati e non armonizzati è anche di natura fiscale.

Gli ETF armonizzati prevedono una ritenuta del 26% (12,5% per i titoli di Stato presenti nel portafoglio), applicata direttamente dall’intermediario (tipo la banca) che svolge il ruolo di sostituto d’imposta.

Invece, i proventi realizzati con gli ETF non armonizzati devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi, concorrono a formare il reddito imponibile e sono tassati secondo le norme IRPEF.

Se vuoi approfondire altri aspetti della tassazione degli ETF, ti consiglio di leggere questo articolo sulla tassazione ETF.

Su Affari Miei trovi molte altre risorse utili in tema di fiscalità degli investimenti:

ETF strutturati e a gestione attiva

E ora conosciamo meglio due particolari categorie di ETF non convenzionali che puoi acquistare su ETFplus.

Alla negoziazione degli ETF strutturati è dedicato un segmento specifico, questo ci fa capire quanto siano utilizzati.

Si tratta di fondi caratterizzati da un tipo di replica che ammette particolari strategie di investimento, come l’utilizzo dell’effetto leva (leveraged ETF) o di forme di protezione dai ribassi (ETF protective put).

Alcuni ETF permettono anche di speculare sull’andamento del mercato (ETF short) e di utilizzare strategie di investimento piuttosto complesse (buy-write e covered call).

Gli ETF a gestione attiva sono invece degli ETF ibridi che non sono gestiti in modo passivo ma neppure sono equiparabili ai fondi comuni di investimento, poiché sono negoziati in Borsa come le azioni e replicano degli indici.

La differenza rispetto ai fondi passivi consiste nel fatto che gli ETF a gestione attiva non si limitano a replicare un indice ma il gestore effettua un’asset allocation tattica, tenendo in considerazione alcune variabili che possono correggere il valore delle aziende quotate.

ETF strutturati e a gestione attiva possono essere molto utili in certe situazioni; tuttavia, io ne sconsiglio l’utilizzo agli investitori che perseguono obiettivi di lungo termine e che hanno conoscenze limitate in termine di strumenti finanziari e di mercati.

Questi prodotti snaturano quello che è il concetto di fondo passivo e quindi perdono tutta una serie di vantaggi che da sempre mi fanno apprezzare gli ETF.

Rischio connesso alla valuta: ETF con copertura

Occorre tenere presente che il rapporto di cambio tra la valuta di riferimento dell’ETF, la provenienza dell’indice di riferimento (es.: un indice statunitense) e la valuta in cui sono denominati gli investimenti esteri presenti nel portafoglio, comporta sempre un rischio.

Borsa Italiana, grazie alla negoziazione in EUR, tiene già conto delle componenti “apprezzamento / deprezzamento dell’indice” e del tasso di cambio fra monete diverse. In pratica, il rischio di cambio è già incorporato nel valore in Euro dell’ETF.

Per diminuire l’impatto delle fluttuazioni del tasso di cambio esistono poi gli ETF a copertura valutaria (presentano la parola “hedge” nel nome), che sono strutturati in modo da limitare tali variazioni.

Possono essere molto utili quando si investe sul medio-breve periodo e quindi si è più esposti alle fluttuazioni del mercato, ma diciamo che anche questi ETF vanno utilizzati con cognizione perché possono anche rivelarsi inutili.


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Utilizzo dei proventi 

Su ETFplus sono naturalmente scambiati sia ETF ad accumulazione che ETF a distribuzione. Queste due tipologie di fondi adottano una differente politica di utilizzo dei proventi.

Gli ETF ad accumulazione non distribuiscono gli utili generati ma li reinvestono nel patrimonio collettivo del fondo in automatico. In questo modo si sfrutta l’interesse composto che consente una maggiore crescita del capitale e la tassazione viene differita al momento in cui si disinveste.

Gli ETF a distribuzione, invece, distribuiscono periodicamente delle cedole (mensilmente, trimestralmente, semestralmente o annualmente). In questo modo, l’investimento genera una piccola rendita che viene sottoposta all’imposta sulle rendite finanziarie nel momento in cui ti viene erogata.

Non esiste una politica di utilizzo dei proventi che sia migliore dell’altra. Semplicemente i due sistemi si adattano ad esigenze di natura diversa, quindi sta all’investitore manifestare una preferenza.

Il metodo di replica

Anche il metodo di replica dell’ETF è un dettaglio di non secondaria importanza. Su Borsa Italiana puoi trovare ETF a replica fisica e anche ETF a replica sintetica. Qual è la differenza?

Quando diciamo che un ETF replica pari pari un indice borsistico stiamo in realtà dicendo una mezza verità, poiché una replica perfetta non sarà mai possibile e ci sono anche molti ETF che seguono strategie diverse.

Un ETF può replicare completamente un indice per intero (replica fisica o totale), oppure acquistare solo i titoli più significativi (a campionamento).

Gli ETF a replica sintetica (o indiretta) ragionano in modo ancora diverso, poiché non acquistano direttamente i titoli di un indice ma stipulano un contratto derivato (SWAP) con una controparte (un intermediario finanziario), che riconosce il rendimento dell’indice in cambio del pagamento di una commissione.

Anche in questo caso ogni tipologia ha i suoi pro e contro e la scelta spetta all’investitore.

Come si svolgono le negoziazioni degli ETF su ETFplus

Ora parliamo di cose pratiche: come e quando si negoziano gli ETF sul mercato ETFplus?

Le negoziazioni avvengono in questo ordine:

  1. Asta di apertura dalle 9:00 alle 9:04, più un intervallo della durata massima di 30 secondi;
  2. Negoziazione continua dalle 9.04 alle 17.30;
  3. Asta di chiusura dalle 17:30 alle 17:35 più un intervallo della durata massima di 30 secondi.

I contratti vengono conclusi mediante l’abbinamento automatico delle proposte in acquisto e in vendita ordinate secondo criteri di priorità prezzo/tempo.

Per garantire il regolare svolgimento delle negoziazioni, come per le azioni, sono fissati limiti massimi all’oscillazione dei prezzi.

La liquidazione dei contratti viene realizzata presso Monte Titoli dopo 3 giorni lavorativi.

L’ordine di acquisto o vendita può essere inoltrato passando per il proprio intermediario, una banca o Sim, utilizzando i canali via Internet o quelli tradizionali (sportello, telefono, promotore ecc.).

I rischi di un ETF

Lo sappiamo bene: qualunque attività finanziaria porta con sé un rischio, e nemmeno questi strumenti ne sono esenti.

Possiamo suddividere i rischi in due blocchi:

  1. i rischi collegati all’investimento: derivano dalla tipologia di titoli inseriti nel portafoglio: un ETF che investe in azioni è soggetto ai rischi degli investimenti azionari, un ETF in obbligazioni corre il rischio emittente… in breve possiamo dire che l’ETF ingloba i tutti i rischi derivanti dalle attività in cui si investe.
  2. i rischi legati alla struttura del prodotto: di base, per gli ETF fisici non esiste il rischio di controparte. Tuttavia esiste un rischio di illiquidità legato a una pratica abbastanza diffusa, ovvero il prestito dei titolo in portafoglio. Come funziona? In caso di grande richiesta di riscatto, l’assenza fisica dei titoli nel portafoglio (perchè prestati a terzi) potrebbe comportare problemi di illiquidità.

Nel caso degli ETF sintetici, i rischi di struttura sono legati alla controparte (consideriamo che la banca che deve pagare il rendimento del paniere potrebbe fallire), ma anche alle tipologie di investimento utilizzate come collaterale.

Certo, sono rischi limitati e spesso normati e tenuti a bada  da norme comunitarie o sistemi interni alle società di gestione, ciò non toglie che è necessario conoscere questi eventuali rischi.

Se ti interessa l’investimento in ETF puoi leggere come scegliere i migliori ETF per la tua strategia.

I Migliori ETF su Borsa Italiana

Dopo aver analizzato tutte le caratteristiche degli ETF e aver capito la varie differenze che intercorrono tra i diversi fondi possiamo adesso cercare di capire quali sono i migliori ETF presenti su Borsa italiana nei quali investire.

Amundi Nasdaq 100 UCITS ETF

L’indice Nasdaq 100 replica i 100 titoli azionari più grandi e liquidi di tutto il mondo scelti tra i titoli non finanziari quotati sulla borsa NASDAQ.

Il fondo ha una dimensione grande pari a 1.097 milioni di euro ed è stato quotato a aprile 2018, quindi è un fondo maturo.

Il metodo di replica è sintetico e il fondo non ha copertura valutaria.

L’ETF è domiciliato in Lussemburgo, e la politica sui dividendi è ad accumulazione, ovvero le cedole non vengono distribuite agli investitori ma sono invece reinvestite nel fondo stesso.

I costi di gestione ammontano allo 0,23% annuo.

Il profilo di rischio per questo fondo è medio/alto, dal momento che è pari a 5 in una scala che va appunto da 1 a 7. Si tratta di un rischio medio/alto.

Per quanto riguarda l’allocazione geografica abbiamo ovviamente tutte aziende degli USA, con una prevalenza del settore delle nuove tecnologie con il 49,59% seguito da quello delle telecomunicazioni con il 15,08% e da quello dei beni ciclici che si prende un 14,43%.

SPDR Bloomberg Emerging Markets Local Bond UCITS ETF

L’indice Bloomberg Emerging Markets Local Currency Liquid Government Bond (EUR Hedged) replica il debito corrente dei mercati emergenti in valuta domestica. L’esposizione paese è al massimo pari al 10%.

Il fondo ha una dimensione grande pari a 1.047 milioni di euro ed è stato quotato a maggio 2011, quindi si tratta di un fondo relativamente maturo.

Il metodo di replica è fisico e ha copertura valutaria in euro, quindi si tratta di un fondo coperto dal rischio di cambio.

Il fondo è domiciliato in Irlanda, e la politica sui dividendi è a distribuzione, ovvero le cedole vengono distribuite ogni sei mesi agli investitori.

I costi di gestione ammontano allo 0,55% annuo.

Il profilo di rischio per questo fondo è pari a 3 in una scala che va da 1 a 7, quindi siamo di fronte a un rischio medio.

iShares S&P 500 Energy Sector UCITS ETF 

L’indice S&P 500 Energy Sector replica il settore energetico statunitense (classificazione settoriale GICS).

Il fondo ha una dimensione grande che si attesta su 958 milioni di euro ed è stato quotato a novembre 2015.

Il metodo di replica è fisico e non ha copertura valutaria.

Il fondo è domiciliato in Irlanda, e la politica sui dividendi è ad accumulazione, ovvero le cedole vengono accumulate nel fondo stesso per poter sfruttare il potere dell’interesse composto, e non sono distribuite agli investitori. Questo tipo di fondo è ideale per un investitore che ha un orizzonte temporale di investimento lungo.

I costi di gestione ammontano allo 0,15% annuo, quindi sono davvero molto contenuti.

Il profilo di rischio per questo fondo è pari a 6 in una scala che va da 1 a 7, quindi siamo di fronte a un rischio alto.

L’allocazione settoriale vede al primo posto il settore del petrolio e dei gas integrati con il 46,62%, seguito da quello dell’esplorazione e della produzione del petrolio con il 26,52% e da quello del marketing e del trasporto del petrolio con il 9,54%:

Conclusioni

Questo è tutto quello che devi sapere sugli ETF negoziati su Borsa Italiana. Spero che l’approfondimento ti sarà utile per il futuro e, per ogni ulteriore curiosità/dubbio, ti invito ad esplorare le risorse del mio blog che sono numerose, soprattutto in fatto di ETF.

Ti consiglio poi alcune guide per iniziare ad investire:

Buon proseguimento e a presto!


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).
Categorie: ETF

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