Rendita Catastale: Calcolo Online Gratis con la Visura Catastale
La rendita catastale è il valore reddituale che l’Agenzia delle Entrate attribuisce, con esclusione di alcuni beni demaniali, a tutti i beni immobili che sono registrati presso il catasto.
Si tratta di un valore estremamente importante, in quanto è la base fiscale sulla quale vengono calcolate poi le imposte che si devono pagare sia sui redditi, sia sulle operazioni che riguardano l’immobile, nonché l’IMU. Mentre nelle vendite tra privati si fanno le valutazioni degli immobili con criteri di mercato, il Fisco fa il suo calcolo in questo modo per determinare l’imposizione.
Il valore della rendita catastale è iscritto al Catasto Fabbricati con riguardo per ogni unità immobiliare che viene registrata. Per capirci, ogni appartamento, ogni casa indipendente, ogni palazzo, ogni costruzione registrata presso il catasto si vede abbinare una rendita catastale.
Visura Catastale: Calcolo Online della Rendita Catastale
La rendita catastale è allegata ai dati che vengono ottenuti tramite la visura catastale. Si può richiedere all’ufficio dell’Agenzia del Territorio e, di recente, anche attraverso il sito web dell’Agenzia delle Entrate, alla sezione Consultazione rendite catastali.
La procedura online però richiede:
- il vostro codice fiscale
- la conoscenza degli identificativi dei dati catastali, ovvero comune, sezione, foglio e particella
- la conoscenza della provincia dove insiste l’immobile
Una volta che saremo in possesso di questi dati, potremo procedere senza alcun tipo di problema con la visura e potremo avere contezza della rendita catastale collegata ad uno specifico immobile.
L’attribuzione della Rendita Catastale
Entro il termine perentorio dei 30 giorni dall’ottenimento dell’agibilità, il proprietario dell’immobile deve presentarsi presso l’Agenzia del Territorio, rivolgendosi al tecnico per l’attribuzione della rendita catastale e proponendo contestualmente un valore di rendita catastale.
Il tecnico potrà, una volta effettuati i sopralluoghi, attribuire la rendita catastale proposta oppure una rendita più alta. Nel caso di disaccordo tra i due, si può ricorrere all’Agenzia del Territorio, che ha un anno di tempo per notificare l’accettazione del ricorso o meno. Decorso il tempo massimo di un anno, si può ritenere come ratificata la proposta del proprietario.
Rendita catastale come strumento per il Calcolo del valore catastale
La rendita catastale è importante, come abbiamo detto in apertura, in quanto permette di calcolare il valore catastale di un immobile, che poi sarà la base imponibile per le imposte.
Il nostro ordinamento divide gli immobili per destinazione d’uso. Per ogni destinazione viene calcolato il valore catastale moltiplicando la rendita catastale per il coefficiente attribuito ad ogni gruppo e categoria. Il suddetto coefficiente varia in relazione sia al tipo di immobile sia alla sua destinazione d’uso, in un complessissimo sistema che, queste almeno le parole del governo, dovrebbe essere semplificato nel futuro prossimo venturo.
Il gruppo A
Per le unità ad uso residenziale, all’interno del quale si trovano 11 categorie, che vanno dalle abitazioni di tipo signorile, a quelle di tipo civile, passando per tipo economico, popolare, ultrapopolare, rurale, ville, villini, castelli e palazzi di pregio, uffici e studi privati, e abitazioni tradizionali. Per tutte le abitazioni in questa categoria, dal 2012 il coefficiente da applicare è di 160, che serve per calcolare la base imponibile sulla quale calcolare l’IMU.
Si tratta di un coefficiente forfait che è stato dichiarato in attesa della rivalutazione delle rendite catastali che colpirà tutti gli immobili di non recente costruzione.
Gli immobili costruiti tra i 30 e i 60 anni fa presentano infatti rendite catastali che sono di molto al di sotto di quelle degli immobili più moderni senza che ve ne sia effettivamente ragione. Questo ha portato i precedenti governi a dare il via ad un’opera di rivalutazione, al termine della quale il coefficiente di 160 dovrebbe essere diminuito.
Per la categoria A la consistenza catastale, che rappresenta la grandezza dell’immobile, è calcolata in vani.
Il gruppo B
All’interno del gruppo B invece troviamo gli immobili destinati ad uso collettivo. Al suo interno si trovano collegi, ospizi, caserme, e tutte gli edifici che vengono destinati ad utilizzo pubblico. Anche in questo caso il coefficiente applicato è di 160.
Anche per questo specifico gruppo il coefficiente applicato è di 160.
Il gruppo C
All’interno del gruppo si trovano invece gli immobili finalizzati ad attività produttive, ovvero negozi e botteghe, magazzini, locali di deposito, laboratori artigiani, immobili senza fini di lucro destinati allo sport, alle acque curative, stalle e scuderie.
Anche per questa categoria il coefficiente che viene applicato alla rendita catastale per calcolare la base imponibile per l’IMU è di 160.
Le altre categorie
Per quanto riguarda le categorie speciali ovvero A10, C1, D, E il coefficiente da applicarsi è di 42,84.
All’interno di queste specifiche categorie si trovano opifici, alberghi, teatri e cinema, ospedali e banche con fini di lucro, stazioni, ponti comunali a pedaggio, cimiteri.
Si tratta forse della categoria che più raramente è di interesse per il privato.
Rendita Catastale Rivalutata e Non Rivalutata
Per capire questa differenza dobbiamo dire che il valore catastale di un immobile viene ad essere determinato attraverso la moltiplicazione della rendita catastale, che abbiamo visto come si calcola, rivalutata sulla base di un moltiplicatore.
Abbiamo visto che gli immobili appartengono a gruppi gruppi diversi: quelli facenti parte dei gruppi A, C, D ed E vedono una rivalutazione del 5%, mentre quelli del gruppo B sono rivalutati del 60 per cento.
In pratica, quindi, se si moltiplica la rendita catastale non rivalutata che troviamo online per i relativi coefficenti si ottiene la rendita catastale rivalutata: le due cose, dunque, si completano a vicenda perchè una serve a calcolare l’altra.
Proviamo a fare un esempio di calcolo della rendita catastale rivalutata. Quando si calcola la base imponibile per l’IMU (che poi come vedremo più avanti è anche utile per la determinazione dell’ISEE), si deve inoltre aggiungere il 5% di rivalutazione catastale automatica imposta negli anni 90’ e oggi ancora operativa. La formula completa diventa dunque:
rendita catastale x 1,05 x coefficiente
Basterà inserire dunque la propria rendita catastale, moltiplicarla per 1,05 e poi moltiplicarla nel grosso dei casi per 160, e per il coefficiente speciale per le categorie particolari di cui abbiamo parlato sopra.
Per cosa è importante conoscere la rendita catastale?
La rendita catastale è di fondamentale importanza però non solo per calcolare la base imponibile dell’IMU, ma anche per calcolare l’ammontare di altri tipi di imposte sulla casa, come la Tasi e l’imposta sulle successioni e le donazioni.
Inoltre la rendita catastale è necessaria per calcolare la consistenza del patrimonio immobiliare all’interno dell’ISEE. Andrà infatti inserito il valore IMU dell’abitazione, che altro non è che quanto abbiamo calcolato poco sopra con la formula apposita.
La rendita catastale può essere cambiata nel corso del tempo?
Sì, si può chiedere un adeguamento all’Agenzia del Territorio nel caso in cui si pensi che lo stato del nostro immobile sia cambiato o nel caso in cui ne sia stata cambiata la destinazione.
Il proprietario è obbligato inoltre, nel caso di cambio nella destinazione dell’immobile, a darne comunicazione entro 30 giorni all’Agenzia del Territorio, che provvederà di contesto all’adeguamento della categoria catastale all’interno della quale deve essere inserito.
Ci si dovrà avvalere delle prestazioni di un ingegnere, di un geometra, o di un architetto abilitato alla presentazione del DOCFA per ogni tipo di variazione catastale degli edifici già esistenti.
Anche il miglioramento delle condizioni dell’immobile deve essere prontamente comunicato al catasto, cosa che potrebbe portare la categoria catastale ad essere cambiata in senso positivo, con ovvie ripercussioni sulla rendita catastale.
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