Ecco perché i Fondi Comuni di Investimento Hanno Sempre Risultati Scadenti
Qualche giorno fa ho avuto una conversazione con un gestore internazionale di fondi.
Abbiamo discusso del più e del meno e, in particolare, mi ha confessato di essere preoccupato per la fase che stanno vivendo i mercati in cui le sue decisioni di lungo periodo si scontrano con un trend contrario di breve termine.
Ho pensato che potesse essere uno spunto utile per chi legge condividere questo aspetto che ci aiuta a capire, da investitori, perché il mondo del risparmio gestito è una trappola che può farci perdere un sacco di soldi.
Per poter spiegare bene la preoccupazione, però, mi tocca un attimo riepilogare il funzionamento della giostra.
I fondi comuni di investimento a gestione attiva nascono per battere il mercato: io investo i miei soldi nel fondo che cercherà, grazie al suo staff, di avere risultati migliori dell’indice di riferimento (benchmark).
Le laute commissioni che pago sono il prezzo del servizio che, in linea ideale, dovrebbe essere migliore rispetto al fai da te o ad una gestione passiva in ETF.
Il problema di fondo, in tutta questa storia, è rappresentato spesso dai clienti stessi: affidandosi ai gestori, infatti, i clienti guardano solo i risultati e, appena le cose vanno male, ritirano i soldi.
Da un lato abbiamo i gestori che, fino a prova contraria, sono qualificati per battere il mercato.
Dall’altro, invece, abbiamo la rete commerciale che spinge per vendere quote di fondi ai nuovi clienti forzando la mano, sovente, su persone assolutamente inconsapevoli.
La persona inconsapevole, di conseguenza, ha aspettative totalmente irrealistiche sui suoi investimenti perché è chiamata a giudicare, sovente, una cosa che non conosce.
Questo è il motivo, apro e chiudo parentesi, per cui noi consigliamo sempre prima di comprare la nostra formazione e solo successivamente i servizi informativi: perché non vogliamo clienti del club avanzato totalmente inconsapevoli che al primo storno vanno nel panico e ci accusano che gli abbiamo fatto perdere i soldi, cosa che non avviene se si opera correttamente ma che succede puntualmente se ci si approccia ai mercati finanziari con un atteggiamento sbagliato.
In banca non possono fare tutto questo perché hanno esigenza di fare volumi e, di conseguenza, tirano dentro tutti per aumentare le masse gestite da cui guadagnano.
Oltre a vendere, la rete commerciale deve anche “tenere buoni” i clienti che, al primo raffreddore dei mercati, vanno nel panico come ogni persona che vede gli eventi girargli contro senza avere il controllo della situazione.
Anche quando i mercati vanno bene, magari, nel breve termine i clienti si aspettano di più perché vedono altri titoli schizzare e/o non conoscono la strategia del gestore che potrebbe aver preso delle decisioni il cui impatto non è immediato.
Il gestore vive sempre con questo enorme dubbio: “Faccio quello che è meglio per la gestione oppure faccio quello che si aspetta il cliente?”.
Il cliente, spesso, non vuole aspettare, non capisce, fa il contrario di quello che dovrebbe fare il gestore e magari ritira i soldi quando invece servirebbe investirli.
Dal momento che i fondi comuni di investimento sono pensati per servire milioni di clienti, le decisioni vanno inevitabilmente nel senso di “tener buona” la massa: i gestori, quindi, non fanno quello che è giusto, fanno quello che fa gioco alla rete commerciale.
Di conseguenza, quindi, le decisioni prese sono quasi sempre “azzoppate” o rappresentano un compromesso al ribasso tra ciò che è giusto e ciò che serve a tenere buoni i clienti inconsapevoli.
Se negli ultimi anni hai investito in banca ed hai ottenuto risultati insoddisfacenti è anche per questo motivo: i gestori dei tuoi soldi non hanno potuto prendere le decisioni migliori per te, hanno dovuto fare quello che il sentiment di un pubblico non esperto richiedeva.
Se hai un po’ di esperienza e non sei nato ieri lo sai come funziona il mondo: il popolo sceglie sempre Barabba e la situazione, anche in questo caso, non è molto diversa.
Da qui il disappunto del gestore di cui ti ho detto in apertura che mi confidava la sua preoccupazione che, in realtà, fa parte del lavoro ma determina su di lui una grande pressione.
Come uscire da questa impasse?
Il primo step necessario è acquisire un minimo di formazione in materia che, attenzione, non vuol dire prendere una laurea ad Harvard o frequentare un master come ho fatto io per diventare un addetto ai lavori.
Formazione significa capire almeno le basi di quello che andiamo a fare sui mercati al fine di non dare più una delega in bianco a qualcuno perché non capiamo nulla.
Il secondo step, poi, è accedere all’unica risorsa che ci occorre: le giuste informazioni.
Una volta capite le basi non ti serve più comprare prodotti, hai bisogno di acquisire informazioni da parte di chi osserva professionalmente il mercato e ti produce gli spunti che ti occorrono davvero.
Consapevolezza e informazioni qualificate ti mettono nelle condizioni di essere il protagonista attivo della gestione del tuo patrimonio e di avere sempre il controllo soprattutto quando la massa, in preda al panico e vittima delle scelte “obbligate” volute dagli acclamatori di Barabba, prende decisioni sbagliate di cui puoi approfittare.
Noi facciamo esattamente questo ed è la ragione per cui accedere ai nostri servizi ti fa avere decisamente una marcia in più senza avere l’ansia del mio amico gestore di fondi che, come una gazzella che si abbevera con i leoni all’orizzonte, deve portare a casa i suoi risultati prima che gli tolgano l’acqua per sopravvivere.
Chest’è... come amo dire.
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