I Veri Motivi del Rialzo dei Prezzi Dell’Energia nel 2022 e le Prospettive Future
Uno dei temi caldi dell’anno appena trascorso è stato il forte aumento dei prezzi energetici.
Il petrolio e soprattutto il gas sono saliti molto soprattutto nella prima parte del 2022, facendo schizzare verso l’alto i prezzi di benzina, carburanti in genere ed utenze domestiche, oltre ovviamente all’aumento dei costi per tutto il sistema economico ed industriale. La crescita dell’inflazione è stata in buona parte dovuta proprio alla crescita dei prezzi dell’energia.
La principale motivazione dell’aumento è stata trovata ovviamente nella guerra Russia-Ucraina. Il sostanziale congelamento dei rapporti politici ed economici tra la Russia e l’Occidente ha senza dubbio spinto i prezzi verso l’alto. La Russia è un grande produttore di petrolio e il principale produttore di gas. Ovviamente, se un player così “pesante” esce dal mercato o viene fortemente marginalizzato, l’offerta e i prezzi ne risentono.
Ma è proprio vero che sia così? Tutto è dipeso dalle tensioni con la Russia?
Pensare questo sarebbe un grande errore.
I veri motivi del rialzo dei prezzi energetici
Il prezzo del Brent toccò il minimo nel 2020 con l’esplosione del Covid. All’inizio di quell’anno, prima del crollo, la quotazione era di 70$ al barile. Passato il primo impatto del Covid, il prezzo è tornato a salire e a marzo 2021, circa un anno prima dello scoppio della guerra, eravamo già di nuovo a 70$. Ad inizio 2022 ci eravamo riportati intorno a 90$. La guerra ha fatto schizzare il prezzo fino a quasi 140, ma poi siamo progressivamente rientrati, stabilizzandoci su una fascia tra i 75$ e i 90$.
Per quanto riguarda il gas naturale, il prezzo è stato più volatile, ma anche qui dopo il crollo del Covid il prezzo, già nell’autunno 2020, si era portato su livelli più alti del pre-pandemia. Nell’autunno 2021 il prezzo del gas naturale segnava circa +85% rispetto al picco massimo dell’autunno 2020.
Insomma, a guardare i movimenti dei prezzi, ben prima della guerra la crescita era già ben visibile e concreta.
Perché questo?
Beh, per dare una spiegazione bisogna fare un passo indietro e guardare alla transizione energetica. Ovunque nei Paesi sviluppati, che sono ancora tra i principali consumatori di energia, è partita da anni una campagna volta a sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili. Una campagna senz’altro buona e giusta per il nostro futuro, ma con alcuni dubbi sul fatto che il sistema economico sia già pronto.
Qui non farò previsioni di scenari futuristici. Non sono un ingegnere o uno scienziato e non sono nemmeno in grado di dire se i movimenti dei prezzi siano tutto un complotto dei giganti del petrolio o meno. Quello che faccio è seguire i mercati e l’economia e da questo punto di vista ciò che devo rilevare è che con i notevoli “disincentivi” sui fossili le società energetiche hanno ridotto notevolmente gli investimenti in Oil&Gas nell’ultimo decennio. Meno esplorazioni, meno giacimenti messi in funzione, chiusura di raffinerie, sono stati una costante. In alcuni casi, le stesse società petrolifere sono state tra i maggiori investitori in rinnovabili.
Il fatto, però, è che terminata la “recessione Covid” l’economia si è trovata con una ritrovata domanda di petrolio e gas, a fronte della quale l’offerta non ha tenuto il passo.
La guerra ha sicuramente inciso, ma è venuta dopo e al più ha creato una “speculazione” temporanea. In realtà, già oggi i prezzi sono tornati persino sotto i livelli pre-guerra, sebbene ben più elevati di quelli di qualche tempo fa. E il motivo di questo aumento strutturale e di lungo periodo è essenzialmente il fatto che in questi anni sono mancati nuovi progetti di investimento in grado di accrescere l’offerta.
Anche dopo un 2022 con i prezzi molto elevati e con profitti davvero notevoli, le “Big Oil” preferiscono al momento distribuire maggiori dividendi, ricomprare più azioni proprie o anche investire in progetti green piuttosto che avventurarsi in nuovi investimenti in gas e petrolio.
Le prospettive future
Il prezzo di gas e petrolio dipende essenzialmente da domanda e offerta. Quindi, volendo semplificare, mi sento di dire che gli elementi che impatteranno sul prezzo saranno:
- lasso di tempo in cui le tecnologie green diventeranno più competitive e saranno economicamente efficienti come petrolio e gas. Alcune già lo sono, ma è troppo poco per l’economia mondiale nel suo complesso;
- andamento economico mondiale (una recessione fa ridurre la domanda di energia);
- volontà dei policy makers pubblici di continuare sulla transizione energetica. Una revisione delle tempistiche potrebbe allungare la vita delle tecnologie fossili, sostenendone la domanda ancora per molti anni;
- ampliamento/riduzione degli investimenti in nuovi progetti per energia fossile da parte delle società energetiche.
Attualmente mi sento di essere abbastanza neutrale sul prezzo dell’energia. Il rallentamento economico dovrebbe evitare forti aumenti della domanda, ma probabilmente, visto il contesto, le società petrolifere non correranno a fare nuovi investimenti. Quindi anche a fronte di una domanda in calo, l’offerta non dovrebbe essere eccessiva.
Al netto di altri shock improvvisi, i prezzi attuali rappresentano un buon equilibrio da qui a qualche mese. Poi, ovviamente, su questo fronte gli scenari cambiano rapidamente.
Se vuoi approfondire questo tema, puoi guardare questo video che ho pubblicato poco tempo fa.
A presto!
1 Commento
Dino Zinelli · 6 Aprile 2023 alle 16:58
In attesa si compia la transizione verde, si può pensare di utilizzare (con giudizio) il ns. gas nazionale.