Neolaureato? Se fai il Cameriere a Tenerife e Torni, Stai Guadagnando Come un Dirigente
La fuga dei cervelli è un problema noto dell’Italia, che abbiamo più volte cercato di risolvere con incentivi sempre più esotici, innovativi e inefficaci. Una specie di saga alla Willy il coyote, dove il coyote Willy cercava ogni disperato modo di fermare il pennuto Beep-Beep fallendo puntualmente.
Oggi esiste una legge sui lavoratori impatriati che permette a chi risiede all’estero di godere di agevolazioni fiscali importanti in caso di rientro in Italia. Nello specifico, chi ha studiato o lavorato all’estero continuamente per due anni può godere di sgravi sull’Irpef in caso di rientro nel Bel Paese. Questa agevolazione prevede che sia tassato soltanto:
- Il 30% del reddito da lavoro dipendente o autonomo in caso si risieda nel Nord o Centro Italia;
- Il 10% del reddito da lavoro dipendente o autonomo in caso si risieda nel Sud Italia.
Si può godere di questa agevolazione per 5 anni a partire da quello successivo al rientro. E si può estendere di altri 5 anni nel caso della nascita di un figlio o dell’acquisto di una casa.
Qui si vede tutta l’arretratezza di una generazione: quella della classe politica. Tanti anni fa chi partiva per un altro Paese lo faceva per cercare fortuna, stabilirsi a lungo termine in un paese lontano, salutando i cari tra le lacrime di emozione e pronto a una nuova vita.
Oggi i giovani -per lo meno quelli che hanno studiato di più e hanno più mezzi- vivono una vita molto più internazionale. Sempre.
Prendono aerei senza battere ciglio, sono abituati a muoversi liberamente in Europa, parlano le lingue (se non altro l’inglese) e sentono parlare di opportunità all’estero da quando sono al liceo. Vedono un trasferimento dall’Italia agli Stati Uniti come le generazioni passate vedevano un trasferimento da una regione all’altra, e un trasferimento in Europa come uno da provincia a provincia.
Non tutti, certo, ma qui stiamo parlando di “cervelli” in fuga. Le menti migliori, gli studenti più brillanti, le risorse più promettenti. Molti di loro fanno un anno all’estero già durante l’Università, oppure lo vorrebbero ma non hanno le risorse per farlo.
Ipotizziamo che Marco, ad esempio, abbia appena finito il Politecnico di Torino e sia indeciso sul da farsi. Molti del suo corso hanno già trovato lavoro all’estero, altri in Italia, ma pochi nella stessa città dove hanno studiato. Sente dire che all’estero può guadagnare di più con un costo della vita solo leggermente più alto, è confuso.
Improvvisamente è lo Stato che mette la soluzione davanti a Marco: che ti importa di decidere adesso dove mettere su famiglia? Vai a fare una bella esperienza all’estero. Goditela, cerca nuove opportunità: hai un paio d’anni per farlo, dopodiché puoi scegliere. Se ti piace puoi rimanere lì, altrimenti torni e ti regalo una grossa esenzione fiscale. Ma mi raccomando, vai all’estero, altrimenti non posso darti l’esenzione.
Marco potrebbe mettere nel curriculum una bella esperienza professionale, fare i suoi anni da junior e poi tornare con un CV molto solido da presentare alle aziende. Nella migliore delle ipotesi, lo Stato lo ha solo incoraggiato ad andarsene per due anni. Se poi a Marco dovesse piacere vivere all’estero, l’incoraggiamento iniziale ad andarsene avrebbe causato un cervello in fuga in più.
Marco è un ragazzo molto diligente e sempre aperto alla crescita professionale, ma prendiamo il caso più banale di Bruno. Bruno si è laureato, ma non ha voglia di iniziare a lavorare subito: vuole vedere il mondo e si accontenta di fare il cameriere in una bella isola esotica. Esce con gli amici, fa nuove conoscenze, insomma, si diverte.
Trova lavoro in un bar di Tenerife dove guadagna una RAL di 16.000€ annui, pochi ma più che sufficienti per una stanza privata e due birre con gli amici. Dopo due anni di esperienza, torna in Campania e comincia a lavorare per un’azienda nel ramo in cui ha studiato. Fa carriera, compra casa, e per dieci anni paga solo il 10% delle imposte.
Supponiamo che durante questi 10 anni, in media Bruno abbia recepito una RAL di 29.500€ annui (la media nazionale). Significa, alle aliquote attuali, circa 7.225,00€ di Irpef all’anno per i comuni mortali che sono sempre rimasti in Italia. Tuttavia Bruno ne pagherà soltanto 722,50€.
Nel complesso, in questi 10 anni l’Irpef risparmiata da Bruno ammonterebbe a oltre 65.000€. Sommando i 16.000€ di RAL che ha percepito nei due anni a Tenerife, la sua esperienza gli sarebbe valsa ben 97.000€, ovvero 48.500€ per ogni anno a Tenerife.
Ora immagina quanto risparmierebbe, invece, il manager di una grande azienda che decide di farsi trasferire all’estero per due anni per poi tornare indietro. Questo è il punto: per soli due anni all’estero e così tanti sgravi, ti senti incentivato ad andartene anche se non avevi mai considerato di farlo.
Se poi lavori da remoto, ancora meglio: te ne vai dove paghi poche tasse, e se non ti piace ti trasferisci in Sardegna senza pensare al fisco per dieci anni.
Abbiamo costruito l’unico sistema per combattere la fuga dei cervelli che li incentiva a fuggire.
Chest’è.
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