Perché abbiamo bisogno di AZIENDE GRANDI QUOTATE IN BORSA?
Elisabetta Franchi, Flavio Briatore e Alessandro Borghese sollevano da angolature diverse sempre lo stesso problema: le condizioni di lavoro non sempre esaltanti nelle aziende italiane.
Tutte le lamentele sulla maternità, sul lavoro nero, sui giovani che “non vogliono far nulla” e le giuste rivendicazioni che vengono avanzate da chi si esprime hanno sempre il medesimo comune denominatore: l’incapacità del sistema produttivo italiano nel creare posti di lavoro di qualità.
Questo accade perché le aziende, se escludiamo poche multinazionali e lo Stato, sono MICROIMPRESE: hanno meno di 10 dipendenti e sono sovente gestite da una famiglia o da persone fisiche impiegate in prima persona nel progetto.
Nei servizi, qualsiasi natura essi abbiano, la microimpresa è la regola, piaccia o no.
Lo Stato non fa niente per far crescere le aziende: l’accesso ai capitali è difficile perché non c’è certezza del diritto, gli investimenti esteri sono scoraggiati da burocrazia ed economia sommersa e di fatto fare business conviene solo ai piccoli.
Piccoli che, purtroppo, per aumentare i propri margini spesso possono solo “forzare la mano” sulle regole, sui dipendenti o su tutto il resto.
Perché lo fanno?
Perché non hanno alternativa: non potendosi quotare in Borsa con facilità ed essendo l’attività d’impresa per i grossi gruppi scoraggiata da economia sommersa e lavoro nero che fanno concorrenza illegale, la piazza resta solo per i nostri micro imprenditori.
Prendiamo l’esempio della maternità di cui si è tanto discusso. Ad oggi, a parte lo Stato e le multinazionali, nessuna azienda privata può permettersi che una dipendente decida di fare tre figli in quattro anni. Non può perché se l’organico è piccolo, sostituire anche un solo dipendente su cinque magari comporta un grosso dispendio di energie.
Già, c’è l’assunzione a tempo determinato, dicono quelli incravattati che scrivono sui giornali e non hanno mai aperto una Partita Iva in vita loro. Peccato che i dipendenti non sono macchine, ma persone: vanno formati e seguiti e spesso, giustamente, vogliono una prospettiva lavorativa seria, che un impiego a termine non dà per la sua stessa natura.
Cosa dovrebbe fare un Paese serio?
Lo Stato dovrebbe solo smetterla di sussidiare i nullafacenti e dovrebbe venire incontro alle persone: vuoi fare tre figli? Ti assisto quanto vuoi e lascio libere le aziende: sarà pure un problema tuo, successivamente, di ricollocarti, non dell’azienda che ti deve mantenere necessariamente il posto.
Uno, due, tre anni dopo la maternità lo Stato ti può eventualmente assistere, ti fa accedere a un minimo di formazione se ti serve: ma devi lasciare in pace le aziende, se ti fermi tre anni e non lavori l’azienda non ce la fa. Se poi sei ancora capace, ti riassume il giorno dopo perché nessuno vuole perdere gente in gamba.
Oggi questa è la realtà, nel breve lo Stato dovrebbe intervenire qui.
A lungo termine dovrebbe eliminare l’economia sommersa, rendere il sistema giudiziario decente e fare il modo che la American Hair Style Inc. (sparo a caso) venga ad aprire i suoi saloni in Italia assumendo tutti i parrucchieri, pagandoli bene e magari sgravando dal compito di fare impresa la gente che potrebbe non essere capace.
E perché questo per noi può solo essere un vantaggio?
Perché a quel punto la proprietà delle imprese passa da Giggino o’ Pizzaiuol che non batte gli scontrini e tiene tutto il cash per sé ad aziende come Autogrill, Marr, Caffè Borbone (Italmobiliare) e simili che non solo pagano meglio i dipendenti e, essendo grandi, possono garantirgli tutti i diritti, ma permettono anche a noi investitori di partecipare ai loro guadagni.
Mentre Giggino o’ Pizzaiuolo prende cash e mette in tasca, questi soggetti sono quotati sui mercati, pubblicano i bilanci e permettono ai risparmiatori di entrare in società condividendo i guadagni.
Questa è la finanza etica, non la speculazione sfigata che vi insegnano ai corsi per diventare ricchi subito.
La finanza in questo modo “combatte” il lavoro nero, aumenta i diritti dei lavoratori e permette a tutti di partecipare al “banchetto” entrando nel capitale di rischio.
Per questo abbiamo bisogno di GRANDI AZIENDE QUOTATE IN BORSA come il pane.
Chest’è…come amo dire!
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