Razionalità, Ragionevolezza e Stupidità: Tre Facce Degli Investimenti
Quando si prendono delle decisioni si può essere razionali, ragionevoli o stupidi: il confine tra questi tre ambiti è spesso sottile, oggi proviamo ad identificarlo così da capire in quale ambito stiamo stazionando in questo momento.
Viviamo in un mondo dove tutti, a parole, dicono di voler prendere scelte razionali. Accade per un motivo molto semplice: scegliere ciò che sembra essere più logico ci fa sentire in pace con la nostra coscienza, in pratica pensiamo di essere meno stupidi rispetto a chi fa le cose a caso.
E in parte è corretto, nel senso che la razionalità è ciò a cui in linea teorica bisognerebbe tendere.
Poi, però, c’è la pratica che ci mette spesso di fronte alla difficile attuazione di ciò che sembrerebbe essere giusto fare.
Prendiamo il caso degli investimenti: tutti sappiamo che bisogna investire sempre, che più tempo stiamo nel mercato e meglio è e che bisogna investire di più nei momenti in cui il mercato va male.
A livello razionale è proprio così, non si scappa.
Quando un cliente ci chiede: “Ma devo investire subito o aspetto?”, la risposta razionale è sempre “Prima inizi e meglio è perché il tuo orizzonte temporale è di almeno 10-15 anni ed è scientificamente dimostrato che stare nel mercato è meglio che stare fuori”.
Ma perché in pochi lo fanno quando si trovano a dover agire?
Banalmente, non sempre è sostenibile. Se una persona non ha esperienza o è scottata da precedenti investimenti andati male, una scelta di questo tipo può essere emotivamente troppo stressante.
Magari, non essendo abituata, anche un -4% virtuale sui risparmi di una vita gli crea uno stress enorme.
Lo stesso, poi, accade nei frangenti in cui i mercati vanno male: se il mood è negativo, razionalmente, converrebbe investire per approfittare della ripresa ma, sovente, da un punto di vista pratico è già una vittoria se le persone riescono a non vendere.
Ancora, molti credono che razionalmente sia sensato seguire i mercati tutti i giorni, realizzare il maggior numero di operazioni e ottimizzare il proprio portafoglio di continuo. Da un punto di vista pratico, però, poi si accorgono che la cosa diventa quasi un lavoro che gli porta via tempo ed energie che potrebbero essere destinate a migliorare la qualità della propria vita.
Cosa fare allora in questi casi?
Qui viene in nostro soccorso la ragionevolezza.
Io dico sempre: “Non devi fare i migliori investimenti in assoluto, devi fare gli investimenti che ti permettono di dormire serenamente la notte”.
Perché il denaro, se ci pensiamo, ci deve servire a vivere meglio e non peggio.
La ragionevolezza è il compromesso tra la razionalità e la sostenibilità emotiva. Io, persona ragionevole, so che tra le varie opportunità a mia disposizione sto cogliendo il meglio di quello che riesco materialmente a fare senza compromettere il mio benessere.
Viviamo in una società dove il benessere, d’altro canto, viene continuamente messo in discussione: depressione, ansia e frustrazione albergano in mezzo a noi perché siamo costantemente sottoposti a stimoli a causa di internet e della veloce diffusione delle informazioni.
Che senso ha investire il nostro patrimonio in un modo psicologicamente insostenibile se poi dobbiamo devastarci a livello emotivo?
La ragionevolezza ci viene in aiuto mixando ciò che è giusto con ciò che va bene per noi ed è quello che, a vari livelli, noi cerchiamo di offrire come azienda ai nostri clienti.
E la stupidità?
In apertura, appunto, si parlava della stupidità che è ciò che ci spaventa quando dobbiamo prendere delle decisioni importanti.
“Questo investimento è stato stupido, sono stato uno sciocco a farlo” ci dicono spesso le persone che si approcciano a noi.
Anche la stupidità, però, è tale spesso in senso relativo, non assoluto perché non è sempre tale per tutti ma può esserlo esclusivamente per noi in un dato frangente.
Paradossalmente, la stupidità si trova agli antipodi: è sia l’estremo rispetto alla razionalità, ciò da cui noi vogliamo tenerci lontano in ogni caso, ed è al tempo stesso l’estremo anche dal lato della razionalità.
Io la chiamo “stupidità razionale”, cioè estremo di scelte razionali insostenibili o dall’impatto limitato.
Per concludere
Per quanto automatizzabili, gli investimenti avranno sempre una componente umana basata sulle nostre emozioni.
Agire bene non vuol dire sempre fare ciò che è giusto sulla carta ma nella maggior parte dei casi è più sensato porre in essere scelte ragionevoli e sostenibili psicologicamente o a livello operativo.
La stupidità è uno stadio che può avere due facce: quella “dura e pura”, rappresentata da ciò che è stupido e sbagliato in senso assoluto, e quella “razionale” che, invece, si manifesta quando vogliamo seguire troppo alla lettera numeri, calcoli e principi universalmente riconosciuti come giusti.
Mi auguro di aver suscitato una riflessione.
Chest’è… come amo dire!
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