Silicon Valley Bank (SVB): Che Succede? [Spiegazione FACILE]
Il tema di queste ore è il fallimento della Silicon Valley Bank, istituto specializzato nel fornire servizi alle start-up americane.
Dato che le notizie sono in evoluzione in queste ore, questo mio articolo non nasce per offrire un quadro attuale ma per spiegare in parole semplici ai lettori di Affari Miei cosa sta succedendo.
Questa pagina sarà arricchita e aggiornata man mano che conosceremo ulteriori dettagli, ti consiglio di salvarla così da avere sempre un punto di riferimento nel caso in cui (non me lo auguro) la situazione dovesse peggiorare.
Nell’esporre i fatti, semplificherò molto alcuni concetti al solo scopo di renderli fruibili a chi mastica poco questi argomenti e, all’improvviso, si è visto o si vedrà seppellito dai titoli allarmati dei quotidiani.
Cominciamo.
In Questo Articolo Si Parla di:
Chi è SVB – Silicon Valley Bank
L’istituto è relativamente giovane – la fondazione risale a circa 40 anni fa – in quanto la sua storia coincide con l’ascesa del mondo delle start-up della California.
Prima del fallimento della scorsa settimana era il sedicesimo istituto degli Stati Uniti per dimensioni: non un top player ma neanche un attore di dimensioni trascurabili soprattutto se consideriamo la clientela.
La SVB, infatti, si era conquistata nel tempo una fetta di mercato molto importante: start-up e fondi di venture capital, cioè tutto quel mondo legato alla tecnologia e all’innovazione che ha cambiato il mondo nell’ultimo decennio.
Ad ogni modo, il fallimento della SVB è il secondo più grande della storia degli Stati Uniti e quello della Signature Bank di New York di cui si sta parlando proprio mentre scrivo si classifica subito dopo al terzo posto.
Le start-up sono un cliente complicato “particolare”
Fin qui tutto bene, si direbbe, se non fosse per la storia recente che è cambiata in maniera troppo drastica. Per capirla dobbiamo fare un passo indietro e tornare al periodo post pandemia quando, grazie alle politiche monetarie espansive delle Banche Centrali, c’è stata una vera e propria inondazione di denaro a basso costo che ha fatto crescere rapidamente proprio tutto il comparto legato all’innovazione.
Tra il 2020 e il 2021 ci sono state tantissime IPO, cioè quotazioni di nuove aziende in Borsa, e in generale tutto il segmento delle start-up è andato a gonfie vele con raccolte miliardarie e valutazioni delle aziende esponenziali.
Tutto questo flusso di denaro è andato direttamente nei conti delle aziende che hanno trovato in SVB il miglior fornitore in assoluto.
L’iniezione di liquidità è stata senza precedenti, per questo le casse della banca si sono riempite.
Cosa fanno gli istituti bancari quando gli depositiamo i nostri soldi? Esistono rigide regolamentazioni sulla destinazione dei fondi, in maniera super semplificata possiamo dire che i capitali vengono investiti su asset sicuri per evitare che possano esserci dei problemi nel caso in cui dovessero servire all’improvviso.
Con l’aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali per contrastare l’inflazione lo scenario è radicalmente cambiato.
Le start-up hanno avuto difficoltà enormi nel reperire nuovi capitali, indebitarsi è diventato particolarmente costoso e, di conseguenza, l’unica fonte per sopravvivere è diventata la cassa.
Sottolineo per chi mastica poco questi temi: una start-up è, per sua natura, un’azienda che perde soldi nei primi anni di vita. Ogni mese paga fornitori e stipendi nell’attesa di riuscire, con il prodotto o servizio che sta realizzando, a produrre degli utili.
Potremmo dire, semplificando, che una start-up è un bambino appena nato che necessita di cure che si acquistano con i soldi.
Se questi diventano rari o costosi come nel nostro caso c’è un solo luogo dove reperirli: nella cassa, cioè la cassaforte aziendale, che è stata opportunamente riempita nel biennio precedente con uno scenario più favorevole.
In questo modo, dunque, step by step, sono iniziati dei lenti deflussi che si sono poi accentuati settimana scorsa.
Mammamia… something was wrong!
Qui dobbiamo fermarci un attimo e riavvolgere il nastro per tornare a poche righe fa: casse delle aziende piene, SVB con tantissimi soldi a disposizione.
La banca ha avuto lo stesso problema che, come investitori, avevamo anche noi qualche anno fa: i rendimenti del mercato obbligazionario erano bassissimi, spesso negativi, e per andare in territorio positivo bisognava vincolarsi su lunghe scadenze.
La banca non aveva molte alternative perché, appunto, non poteva scommettere con i soldi dei clienti e, pertanto, ha costruito un portafoglio con bond americani a lunga scadenza.
Il cambio delle politiche della FED ha fatto calare drasticamente il valore dei bond emessi precedentemente il che, questo le banche di solito lo sanno bene a differenza dei risparmiatori privati, è un problema solo da un punto di vista del valore di mercato: aspettando la scadenza, infatti, si riottengono i soldi senza subire delle perdite.
La SVB, a differenza di altre banche, aveva una clientela particolare: le start-up di cui prima che, proprio per via di questo cambio di scenario, avevano ed hanno bisogno di soldi.
In un primo momento i prelievi sono stati costanti, poi settimana scorsa si è scatenato il panico perché nell’ambiente tutti hanno iniziato a parlare dei rischi a cui la banca era esposta.
Effettivamente la SVB ha dovuto vendere alcune posizioni realizzando delle perdite tutto sommato limitate (si parla di qualche miliardo di dollari) e in un primo momento aveva disposto un aumento di capitale per risolvere rapidamente il problema: ma poi il panico ha preso il sopravvento e sono arrivate richieste di prelievi per decine di miliardi di dollari. A tal punto, purtroppo per gli azionisti della banca, addio aumento di capitale.
Consideriamo che una banca gestisce masse di denaro ben più grandi del suo capitale in certi casi: di conseguenza, anche una perdita di pochi punti percentuali può produrre un buco nel bilancio insanabile perché di dimensioni mastodontiche rispetto alle disponibilità patrimoniali della banca stessa.
Con SVB è successo questo e, pertanto, è stato necessario l’intervento delle autorità perché la situazione non era più gestibile.
Titolo a picco, paura per il settore bancario?
La notizia è arrivata rapidamente agli investitori che hanno venduto in massa le azioni della banca, nelle ore successive fallita (i giornali parlano di fallimento, tecnicamente è in corso una procedura assimilabile alla “nostra” liquidazione coatta amministrativa), e anche gli altri titoli bancari sono stati contagiati dalle vendite trascinando in basso i mercati tra giovedì e venerdì.
Intervengono le autorità
Il weekend è stato particolarmente impegnativo negli Stati Uniti perché nel frattempo si temeva anche per altre banche – infatti mentre scrivo si è diffusa la notizia del fallimento anche della Signature Bank di New York per ragioni analoghe – e, in generale, era in discussione la fiducia nel sistema bancario generale.
Ma perché?
Quando depositiamo i soldi in banca, sia se siamo privati o aziende, stiamo accettando in maniera silente una sorta di “compromesso”: la banca li custodisce per noi che, ovviamente, non ci accalcheremo tutti allo sportello per ritirarli in massa.
Questo perché, banalmente, siamo tutti relativamente tranquilli sul fatto che quei soldi saranno lì per sempre e, soprattutto, accettiamo che la banca sia un posto più sicuro del nostro materasso per depositare il denaro.
Questo è uno dei principi di base su cui si è sviluppata l’economia di mercato contemporanea ma è bene spiegarlo altrimenti molti passaggi ci sfuggono.
Tornando agli Stati Uniti, esiste una garanzia assimilabile al nostro Fondo di Garanzia Interbancaria dei Depositi pari a 250 mila dollari: dato che parliamo di Start-up che hanno raccolto miliardi, parliamo veramente di spiccioli.
Per questa ragione le autorità americane, dopo aver “preso il controllo” della banca, hanno assicurato che a partire da oggi (lunedì 13 marzo) sarà possibile prelevare regolarmente il denaro.
“Assumiamo un’azione decisa per proteggere l’economia americana rafforzando la fiducia nel nostro sistema bancario” hanno scritto in un comunicato dal Tesoro USA proprio per dare un segnale di distensione al mercato.
E adesso che succede?
Questa è la spiegazione iper semplificata di quello che sappiamo ad oggi, in questa parte conclusiva provo a rispondere ad alcune domande che sicuramente albergheranno nella mente dei lettori.
- Siamo di fronte ad un collasso sistemico? – Al momento è presto per dirlo però su una cosa siamo certi: questo è un “momento whatever it takes” per le Autorità americane. Non esiste un’economia di mercato senza le banche e senza la fiducia di imprese e cittadini nelle stesse: se viene meno questa fiducia entriamo in uno scenario da libri di storia che non abbiamo mai vissuto come umanità fin da quando, nel Rinascimento, a qualcuno in Italia venne l’idea di inventare il concetto stesso di banca;
- Questo è un nuovo 2008? – Non proprio, c’è una differenza di fondo: nel 2008 ci furono una serie di abusi da parte del sistema, qui al massimo ci sono delle negligenze da parte del management della banca;
- Possibile che in SVB non avessero previsto che prima o poi l’epoca storica dei tassi bassi finisse? – Le responsabilità probabilmente saranno ricercate proprio qui probabilmente. In più dobbiamo dire che SVB aveva una clientela troppo settoriale e non è mai un bene, per qualsiasi business, avere tutti clienti dello stesso tipo: quando le cose vanno bene, infatti, si cresce ma se un settore entra in crisi sono problemi enormi e questo è un esempio di mancata o insufficiente diversificazione della clientela;
- Ma le Autorità dormivano? Dov’erano? – Il problema generale della regolamentazione è che, per quanto stringente, non può mai prevedere sempre tutto e spesso arriva solo dopo che la frittata è fatta. In questo caso c’è una responsabilità, però, nella gestione della faccenda da parte delle autorità americane che hanno di fatto permesso una sorta di deroga per le banche “minori” rispetto ai più stringenti parametri di sicurezza validi a livello mondiale. SVB e altre banche “piccole” rientravano in questa deroga;
- Ma è anche colpa delle Banche Centrali che hanno alzato i tassi? – Probabilmente in parte si non per la decisione di alzare i tassi ma per l’avvio tardivo delle manovre che ha necessitato di una virata più massiccia. Ovviamente parlare dopo dalla nostra scrivania è semplice però questo aspetto va sottolineato;
- Le Start-up falliranno tutte e scateneranno una crisi economica? – Credo sia presto per dirlo e gli interventi delle Autorità americane andranno in questa direzione. Non a caso ho parlato di “momento whathever it takes” per gli Stati Uniti;
- In Europa e in Italia corriamo un rischio simile? – Al momento sembrerebbe di no perché vigono regolamentazioni più stringenti. Tuttavia non possiamo fare previsioni troppo nette in merito, in situazioni come questi la psicologia delle masse può muovere gli equilibri in qualsiasi senso. Sicuramente il mercato del venture capital ne risentirà anche in Europa, vedremo con quali dimensioni.
Questo è quanto, per adesso.
Nel prossimo paragrafo pubblicheremo gli aggiornamenti man mano che la situazione si evolverà.
Aggiornamenti
Lunedì 13 marzo ore 16:50 – Come prevedibile, sui listini europei ha tenuto banco un sell-off che ha fatto soffrire soprattutto i titoli bancari. Piazza Affari è maglia nera a livello europeo a causa della forte presenza nel FTSE MIB dei titoli bancari.
Negli Stati Uniti il presidente Biden ha tenuto un discorso pubblico con lo scopo di rassicurare l’opinione pubblica circa la tenuta generale del sistema. Ciò però non sta frenando il tracollo in Borsa di altri istituti minori per i quali si teme il contagio.
Nel momento in cui aggiorniamo il sentiment diffuso è che possano esserci problemi per banche piccole e medie in USA ma il sistema europeo dovrebbe essere al riparo e, in generale, la faccenda dovrebbe restare confinata al mondo start-up. Si tratta, comunque, di ipotesi che potrebbero subire dei cambiamenti anche importanti nelle prossime ore.
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8 Commenti
Antonio Iannetti · 13 Marzo 2023 alle 19:09
Ma che tipo di fiducia si può avere sul sistema finanziario e le borse quando si ripetono fatti come questi e, puntualmente, ci sono ripercussioni a catena essendo tutto collegato.
Mi risponda
Davide Marciano · 14 Marzo 2023 alle 8:47
Ciao Antonio,
questi fatti sono l’eccezione, non la regola ed il commento è la classica riflessione catastrofista da italiano medio che rifiuta la comprensione della complessità assumendo atteggiamenti quasi luddisti.
Ad oggi non esiste un sistema alternativo a quello dei mercati regolamentati per promuovere lo sviluppo umano perché permette il libero scambio dei capitali in maniera efficiente.
Se non ci piace la borsa possiamo sempre tenere i soldi sotto il materasso, accendere il fuoco con le pietre, illuminare casa con le candele e nutrirci cacciando gli animali che abbiamo intorno come facevano qualche secolo fa quando l’aspettativa di vita media era 30 anni e si moriva con un raffreddore.
Ciò che doveva essere il nuovo, cioè il sistema basato sulle crypto, sta avendo problemi ancora più grandi perché immaturo ed estremamente collegato con ciò che accade sui tanti odiati mercati finanziari tradizionali.
Un caro saluto,
Davide
Antonio Iannetti · 14 Marzo 2023 alle 12:14
Grazie per la risposta, tuttavia l’economista Giulio Sapelli, in un articolo che ho letto ieri e che ho apprezzato, ha affermato che si dovrebbe tornare al concetto di investimento di risparmio anziché ai prodotti infiniti finanziari che ingrassano solo le banche. Un cordiale saluto
sellaro egidio · 13 Marzo 2023 alle 14:45
Davide sei veramente bravo ti ringrazio egidio.
Davide Marciano · 13 Marzo 2023 alle 16:48
Ti ringrazio, a presto!
Sergio · 13 Marzo 2023 alle 11:53
Grazie per la esauriente spiegazione!
Davide Marciano · 13 Marzo 2023 alle 16:48
Prego, a presto!
Antonio Iannetti · 13 Marzo 2023 alle 19:13
Ma ci sono controlli seri? Qui si tratta dei risparmi della gente!