Un Anno di SVOLTA: Perché i mercati e le asset allocation sono cambiate così tanto?
Il 2022 è stato un anno molto particolare per il mondo degli investimenti e della finanza personale. Gli investitori, infatti, si sono trovati in difficoltà a trovare qualcosa con rendimenti positivi e questo ha messo in crisi anche le tradizionali asset allocation, che storicamente avevano sempre funzionato molto bene ma che nel 2022, invece, hanno avuto un anno negativo.
Il concetto alla base dell’asset allocation
L’asset allocation è il modo in cui viene diviso un certo capitale tra le varie classi di investimento. Queste classi sono molte, ognuna con una certa combinazione rischio-rendimento. La scelta fondamentale, comunque, è quella tra azioni (asset rischiosa e volatile ma con potenzialità notevoli di rendimento) e obbligazioni (asset che rende meno, ma è storicamente più stabile).
Perché si ripartiscono i capitali tra azioni e obbligazioni anziché, ad esempio, tenere solo le azioni che rendono di più? Semplice, perché le azioni oscillano molto e pochissimi investitori riuscirebbero a dormire sereni con i cali spesso molto sostenuti che in alcuni frangenti si verificano sulle azioni.
Quindi ecco che subentrano le obbligazioni per una parte del portafoglio. Inoltre, le obbligazioni hanno anche il pregio che spesso si muovono in controtendenza, cioè quando le azioni scendono il reddito fisso guadagna o comunque tiene, bilanciando le perdite azionarie.
Non è sempre così, ma in passato questa decorrelazione negli anni bui delle azioni è stata spesso presente.
Ad esempio, anche nel terribile 2008, quando le azioni USA persero circa il 40%, le obbligazioni americani compensarono parzialmente con un rally del +15% circa. In generale, si hanno pochissimi casi di cali azionari importanti che non siano stati almeno in parte bilanciati da dei rialzi obbligazionari. Una di queste eccezioni fu il 1969, quando al calo delle azioni si accompagnò una discesa del 5% circa anche delle obbligazioni. Comunque, non si tratta di una discesa paragonabile a quella del 2022.
Per questo l’asset allocation funziona, perché il mix azioni e bond riesce a ridurre la volatilità media di un portafoglio. Quando le azioni scendono le obbligazioni bilanciano almeno in parte. Nelle asset allocation più prudenti, come ad esempio 30-70 o 20-80, a volte si può chiudere in positivo anche in anni in cui le azioni scendono.
Il risultato è che l’asset allocation, giustamente, riceve molta enfasi.
Non così, però, nel 2022.
2022 anno anomalo per l’asset allocation
Nel 2022 questa decorrelazione non ha funzionato per nulla. Azioni e obbligazioni, infatti, sono scesi insieme, mandando in rosso gran parte delle asset allocation, per quanto fossero ben strutturate. Il calo è stato peraltro piuttosto simile, quindi avere un’asset allocation appropriata o essere sovraesposti su azioni o obbligazioni, di fatto, non ha avuto una grande importanza.
E’ quindi il caso di abbandonare la suddivisione tra azioni e obbligazioni?
Beh, no, non dovresti essere troppo precipitoso.
Sui mercati gli anni anomali accadono, quindi il 2022 potrebbe, appunto, andare in archivio come un’anomalia che difficilmente si verificherà di nuovo.
C’è anche da tener conto delle condizioni iniziali ugualmente del tutto particolari. Infatti, per gran parte del 2021 i tassi erano addirittura negativi, cosa che non si è mai verificata prima e che aveva anche poco senso economico. Un prodotto del forte intervento delle Banche Centrali che hanno distorto il mercato. Sul fronte azionario, poi, si veniva da oltre un decennio di rialzi pressoché senza sosta. Condizioni che non sono certo la normalità.
Pertanto, man mano che il 2022 e magari i primi mesi del 2023 ripristineranno condizioni più normali sui mercati, anche la tradizionale asset allocation dovrebbe tornare a funzionare più che egregiamente, offrendo agli investitori il giusto mix rischio-rendimento.
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A presto.
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